rola giusta», e alla scelta radicale della designazione, percorrendo alla lettera la strada dell'in,scape come descrizione individualizzata. Così il poeta insegue qualificazioni sempre più «distintive», non omologabili, ignote al quadro sinonimico; e nel redimere la lingua da un secolare torpore, facendone rivibrare il corpo, i muscoli e i nervi («the naked thews and sinews»), la rappresentazione perde ogni neutralità. La natura potrà essere ora nominata in ogni suo flusso segreto («instress»), in ogni sua sottile pieghettatura («fretty» o «quain»), in ogni guizzo d'ombra («shivelights and shadowtackle», che si tratti d'ombre del giorno o del tramonto). Così, ogni lembo di mondo, ogni esperienza d'oggetto avrà un «suo» nome, come «nomi propri» che le cose «individuate» reclamerebbero allo stesso modo delle persone. Ed è procedendo verso una connotazione sempre più singolare - «straniata», ma profondamente fedele al suo oggetto, non velata dall'interiorità - che il poeta rivisita paesaggi noti (Oxford «towery and branchy»), e delicate scene naturali ( whelked waves - onde spirale di mollusco, curded clouds - nuvole di cagliata, brinded skies-cieli come mucche pezzate...); e tenta di fissare immagini sempre più complesse, intere catene di oggetti apparentemente disparati nella loro haecceitas; eppure strutturalmente omogenei, ed in questo descrivibili: per cui una cosa potrà dirsi «brilliance, starring, quain, margaretting», nel suo essere contemporaneamente partecipe dell'inscape di svariati oggetti, tutti accomunati dal loro «brillare su uno sfondo più scuro», come una gemma, una stella, una merlettatura o una margherita28 • Per cogliere questa brillantezza delle cose, questo loro stagliarsi ed aggettarsi sulla scena del mondo, Hopkins ha pensato a lungo ad occhi «speciali», «inscaping», e quando appunto li ha voluti descrivere, ha dovuto ricorrere ad un inscape poetico. La serie delle citazioni si richiude sul seguito di quel52
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