Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

«Where the snow lies as in a field, the damasking of white light and silvery shade may be watched indeed till brigntness and glare is all lost in a perplexity of shadow - and in the whitest of things the sense of white is lost, but at a shorter gaze I see two degrees in it. » (J., 1872, 228) Qui «The mind's eye» riconduce ad un soggetto che non «inguaina» l'oggetto, interiorizzandolo'8, piuttosto lo individua e lo chiarifica, lo gira e rigira, lo misura e lo disseziona «to its very soul»,lo avvicina e lo distanzia, ne fa risaltare ì colori, le pieghe, le ombre, utilizzando una gamma nuova di prospettive, di angolature e di- «ottiche» da cui meglio sorprendere «the form speaking», da cui osservare analogie, simmetrie e contrasti e trarre ipotesi sull'organizzazione naturale. È un'applicazione paziente e rigorosa, quasi una.scelta «affettiva», a cui il poeta si invita; è la trascrizione di un desiderio trasparente e prolungato dell'oggetto, che il soggetto seleziona e avvince a sé, al suo «amo», con progressivi aggiustamenti fisiologici e contestuali (Coleridge, nelle sue analisi sulle emozioni, parlava allo stesso modo di «prediminant passions» e di «hooks of eyes and memory»). La parabola del poeta, per un attimo, sembra incrociare quella del ricercatore appassionato, che si prepara dandosi posizioni e contesti idonei, ripulendo bene gli occhi o gli strumenti ottici prescelti, rimuovendo tutti gli ostacoli (materiali o meno) che potrebbero frapporsi tra sé e il si lo oggetto, per una «acutezza» sensoriale e mentale cresciuta nella solitudine, e nondimeno legata al benessere fisico, alle condizioni ambientali, alle situazioni: 44 «••• we hurried too fast and it knocked me up... In fact being unwell I was quite downcast: nature in all her parcels and faculties gaped and fell apart, fatiscebat, like a clod cleaving and holding only by strings of root. But this must often be.» (J., 1873, 230)

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