Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

to a riflettere la vibrante bellezza della natura caricata dalla maestà di Dio. Oppure al gigante Cristo risorto di 4, 33; e anche all'elogio del naufrago in «The loss of the Eurydice» (17): Look, foot to forelock, how all things suit! Che distanza, dal cucchiaio che riflette, dai giganti angelici che precipitano dal cielo, dall'uomo che vive dalla mano alla bocca. Come si è ristretta la vista dell'uomo rispetto a quell'essere tutto composto dal piede al riccio della fronte. E come è conclusiva l'immagine del poeta che si guarda, parlandosi, riflesso nel cucchiaio, conclusiva di tutta la serie dei sonetti «terribili»: quasi un'immagine allegorica, un punto che mostra in un attimo un atteggiamento che è andato crescendo, da componimento a componimento, e qui è tutto fissato, chiuso su se stesso a rivelare la natura di quel dialogo interiore che il poeta ha intrattenuto con il suo freak, con il suo fool. È come se Hopkins da ultimo venendo sempre più raramente a ricevere il rapimento della sua musa, ma cercando comunque la poesia con quel suo mettere in cornice il linguaggio, venisse d'un colpo a trovarsi di fronte a qualcosa di terribile e inaspettato. Da quella cornice da cui aveva visto splendere come da una finestra sul mondo ogni incremento di visione, e da cui aveva ricevuti i serici raggi della luce, egli vede ora farglisi di fronte, come nella dodicesima veglia del Vaso d'oro, una superficie ri'lP.ttente e deformante, che gli nasconde ogni cosa, che gli rinvia una sola figura da cui si ritira con orrore: la sua figura di uomo che ha urlato nella notte, segnato dalla violenza della Furia. La Furia ha gridato su di lui: «lasciatemi incrudelire». 28 My cries heave, herds-long; huddle in a main, a chief Woe, world-sorrow; on an age-old anvil wince and sing - Then lull, then leave off. Fury had shrieked «No ling - Ering! Let me be fell: force I must be brief». (41, versi 5-8)23

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