Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

zi», Hopkins legge, come dalle foglie della Sibilla, smembramento e rovina. «Spelt from Sibyl's leaves» (32): è que­ _sto il titolo del sonetto che, nella sua opera, fa da passaggio verso i sonetti «terribili» e qui comincia quel dialogo interiore che segna le poesie successive: ...Heart, you round me right With: Our évening is aver us; our night / whélms, whélms, and will end us. (32, versi 7-8)17 Nel mondo oscurato e smembrato si è introdotta una divaricazione insormontabile, una disgiunzione che si spartisce ogni cosa distribuendola su due spole, una nera e una bianca, come due ormai sono le immagini del poeta che si osserva, e si parla come Amleto, o come Lear, come Lear e il suo fool. E nelle sue parole, nella sua mente i pensieri stridono contro i pensieri: ...ware of a world where but these / two tell, each off the other; of a rack Where, selfwrung, selfstrung, sheathe-and shelterless, / thoughts against thoughts in groans grind. (32, versi 13-14)" Pensieri contro pensieri (41), e cuori che stridono contro se stessi (46) come denti dei dannati gettati nella Geenna del fuoco: la condizione consegue strettamente al momento in cui Hopkins ha visto quell'essere che in ognuno alberga, quel myself, parlare, scandire, gridare: Each mortal thing does one-thing and the same: Deals out that being indoors each one dwells; Selves - goes itself; myself it speaks and spells; Crying What. I do is me: for that I carne. (34, versi 5-8)'9 Anche la pula va divisa dal grano (40), anche le membra di chi combatte con il suo angelo, con il suo Dio, vanno divise, e chi festeggiare? L'eroe che lo scagliò giù? 24

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