Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Dedalus è saldamente orientato presuppone, nella sistematica revisione delle lettere del mondo, l'esautorazione dei significanti convenzionalmente attribuiti ai significati e la conseguente dissoluzione della referenza ritrasformata e ricreata per me. zzo della conversione del reticolo segnico. Sul materiale linguistico di copertura del reale Joyce compie così un'operazione prima interrogatoria e poi ricreatrice sottraendo alle ipotetiche linee del canonico ritratto autobiografico i punti, le risonanze, gF echi che costruiscono le lettere di un altro soggetto testuale. L'inaffidabilità dei segni impone al soggetto uno sguardo alienato e dubbioso che memorizza la loro articolazione formale registrandone al contempo l'insufficienza descrittiva e conoscitiva. Un vuoto di senso si è scavato nelle parole piene dell'eroe di Novembre: ...le mot de la vie m'était connu, c'était presque y entrer et déjà en goiìter quelque chose; mon désir n'alla pas plus loin, et je demeurai satisfait de savoir ce que je savais. Scrigni magici che dischiusi rivelano i propri segreti, le parole di Novembre, inscritte in una affidabile enciclopedia segnica composta di «livres, gravures, tableaux», pronte ad essere decifrate e ad offrire un senso, pesano come lettere morte e fluide nell'universo di Stephen Dedalus, inattendibili forme registrate solo dalla memoria: Words which he did not know he said over and over to himself till he had learnt them by heart: and throÙgh them he had glimpses of the real world about him (p. 219). La ricerca della «insubstantial image» risulta ostacolata proprio dalla urgenza di eterogenei e indistinti si.;.oni confusi la cui invasività che raggiunge il punto mass�ino nel topos della passione è segnalata dalla metafora di un fiume in piena. Essa offre pretesto e allusione per una 177

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