glia della banca K. scorge le guardie che l'avevano arrestato sottoposte a una punizione. E, ancora, tra magistrati e difensori si rivela una curiosa interdipendenza: i giudici si recano dagli avvocati per chiedere loro consiglio (P, cap. VII). Il principio della confusione, implicando la possibilità· di una sostituzione generalizzata, coinvolge ovviamente anche le vittime e i carnefici. Nella parabola della legge- in cui la maggior parte dei critici vede una condensazione o un «doppio» della vicenda complessiva-, la somma delle interpretazioni conduce apparentemente a un'aporia. Sembra che tutte le ipotesi siano possibili, che l'inganno riguardi prima l'uomo di campagna e poi anche il guardiano, e che, secondo le parole di Josef K., «la menzogna venga elevata a ordine del mondo». Ma, vedendo come le ipotesi si aggiungano l'una all'altra senza riuscire a contraddirsi, come ciascuna sia destinata a slittare sui margini della precedente e nello stesso tempo si sovrapponga ad essa, dovremmo ricordare una delle leggi del funzionamento onirico indicate da Freud: sovente, la logica dell'et allontana o elimina la logica dell'aut. Un trionfo della metonimia? solo per un istante: perché l'impossibilità di scegliere tra diverse alternative fa sì che esse si somiglino tutte tra di loro. L'eccesso di e0n1:iguità diventa eccesso di somiglianza. Simili sono anche il guardiano e l'uomo di campagna in un contesto metonimico dove la gerarchia è impossibile e dove il custode della legge si ritrova à coté dell'accusato. Essi vivono fianco a fianco, benché questa vicinanza estrema possa essere considerata anche come un massimo di lontananza. Infatti il guardiano non risponde a nessuna delle domande che gli vengono rivolte, è rigorosamente estraneo, fatalmente incorruttibile. Ma- per coerenza con il regime confusivo nel suo lato metonimico - la Legge, anziché essere una norma universale e impersonale che sovrasta il particolarismo delle colpe, si presenta intera156
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