effetto di inaridimento che, nel suo eccesso, farà tornare la attrazione per c_iò che è stato dimenticato. La seconda colpa è proprio l'attrazione, divenuta ad un certo punto irresistibile, per il registro confusivo: il tribunale è un lu0go di osmosi, di mescolanza, di desiderio, di sozzura, che non suscita resistenze solo in chi ne sia diventato schiavo. Tale è Block, personaggio verso cui Josef K. prova un senso di ripugnanza, e di cui non approva la sottomissione umiliante. Eppure Block è il personaggio che meglio rappresenta l'interpretazione di Deleuze-Guattà.ri: egli ha interiorizzato il processo, si è lasciato assorbire nella sua immanenza, non oppone più la legge al desiderio ma lascia che il desiderio, con la sua grande carta labirintica, ricopra la mappa distintiva della legge. È fuor di dubbio, invece, che Josef K. si oppone, sia pure senza lucidità, al «caldo mondo animale», alla totalità del branco, che soffoca e spegne il prin.cipium individuationis. Questo rifiuto e queste lotte appartengono anche allo scrittore, che non ha mai rinunciatO alla propria, difficilissima, scelta individuale. Tutto ciò, beninteso, il romanzo non lo dice: lo mostra soltanto. In che modo? Riprendiamo il nostro modello e la distinzione tra i diversi regimi figurali. Sino al momento dell'arresto, il protagonista aveva interpretato la sua esistenza e le sue relazioni pubbliche secondo una retorica ristretta. Perciò l'accusa gli suona assurda, immotivata, incomprensibile. Come potrebbe la retorica ristretta tradurre un messaggio che proviene dalla retorica diffusa, dal regime confusivo? Ma questo non significa che la Legge, da cui l'accusa deriva, sia vuota: al contrario, la Legge è troppo piena, poiché contiene gli opposti e i diversi senza riuscire a distinguerli. Il paradosso del Processo di Kafka è che il Reale - luogo per eccellenza del Tribunale e della Legge - accetti di lasciarsi giudicare dall'Immaginario - che è un luogo anomico (anche se dotato di alcuni principi di funzionamento). 154
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