Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Zenone: una quantità anche limitata di spazio o di tempo diventa infinita e invano percorribile, nel momento in cui la si osserva con uno sguardo metonimico•. Esso scava l'infinito sotto i piedi del soggetto che dovrebbe varcarla o misurarla. Non si può negare, quindi, che la metonimia possa ispirare un intero testo di Kafka: ma, bisogna aggiungere, soltanto testi estremamente brevi; frammenti o quasi frammenti, dove lo strategico non ha modo di dispiegarsi. Resta da valutare il modo in cui, altrove, viene utilizzata la contiguità nella sua mescolanza con altre operazioni figurali. 3. Dire e mostrare Ai lettori del Processo non sfugge il cambiamento - il capovolgimento di forze -, che si verifica all'inizio del cap. VII. Sino a quel momento, Josef K. risultava assai poco turbato dall'idea di trovarsi coinvolto in un affare giudiziario di cui gli sfuggivano anche i termini indispensabili. Ma, ad un certo punto, egli si trova totalmente magnetizzato e assorbito da questa accusa «vuota»: «Il pensiero del processo non l'abbandonava più» (P, 422). Stando a DeleuzeGuattari, il protagonista «esce così dalla macchina astratta della legge che oppone la legge al desiderio come lo spirito al corpo o la forma alla materia per entrare nel concatenamento macchinistico della giustizia, cioè nell'immanenza reciproca di una legge decodificata e di un desiderio deterritorializzato» (1975, trad. it., p. 82). La seconda parte del processo indicherebbe il prevalere del desiderio: una vittoria ostacolata, sul piano filologico, da Brod, e che continua a esserlo, sul piano della critica, da chi ritiene che il cerchio del processo sia comunque destinato a chiudersi intorno a Josef K., alla sua colpa o alla sua innocenza. L'inesorabilità del tragitto circolare andrebbe frantumata in una 150

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