Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

la a che vedere con il Wiltz freudiano, e con la dimensione strategica che esso suggerisce. A questo punto, e prima di entrare nell'analisi dei testi maggiori, bisogna prevenire un equivoco. Strategico e metonimico entrano in collisione solo in qùanto il secondo principio aspiri ad un ruolo di direzione; diversamente, non si vuole negare che procedimenti metonimici entrino nella scrittura di Kafka, per il semplice motivo che essi appartengono alla strategia testuale di ogni grande scrittura. Ecco un esempio in cui difficilmente si potrebbe negare il principio di contiguità: Mio nonno soleva dire: «La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge felicemente e comunemente una vita, possa bastar anche lontanamente a una simile cavalcata». (Il prossimo villaggio, R, 249). Se il ricordo si contraesse metaforicamente, esso conterrebbe - abolito solo provvisoriamente e virtuale - il passato·: e dunque la relativa, non disperante lunghezza della vita. Il passato potrebbe «resuscitare», espandersi (proustianamente) e restituire alla persona giovane la possibilità di raggiungere il prossimo villaggio. Invece il ricordo si contrae metonimicamente, vede crollare dietro di sé il ponte del tempo che ha appena superato. Il rapporto di esteriorità tra i momenti del tempo li isola reciprocamente; ciascuno di essi è unico e racchiuso nella propria solitudine. La breve, infinitesimale distanza che ci separa dall'attimo successivo si dilata ontologicamente sino a configurarsi come abisso: e l'abisso invade la volontà, trasformandola anticipatamente in passato. È abbastanza agevol � il riferimento ai paradc-ssi di 149

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