Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

viene dapprima percepito come «quelqu'un accroupi sur mai, et qui, sa bouche sur la mienne, buvait ma vie entre mes lèvres»; in seguito il narratore dovrà ammettere: «Je suis perdu! Quelqu'un possède man fune et la gouverne!», e di fronte allo specchio che non riflette più la sua immagine: «... non osavo più fare un gesto, sentendo sì ch'era là, ma che mi sfuggiva ancora, lui il cui corpo imperc�ttibile aveva divorato il mio riflesso». Prigioniero del proprio doppio esterno (là fuori), il protagonista esibisce come unica strategia possibile il rovesciamento: tenta di imprigionare l'esterno (le Horla) nell'interno della propria casa (il proprio io). Divenuto straniero a se stesso nella propria abitazione che è tradizionalmente l'heimliche, egli pensa di distruggere l'unheimliche nell'heimliche, ma la conclusione sconfortata sarà: «il va falloir que je me tue, mai!». Non c'è difesa di fronte all'invasione dell'io da parte dell'«esterno» (che diventa allora <<interno») proprio perché l'esterno è l'assenza: che opporre all'invasione del nulla, del «manque»? Quando un veliero (dalle vele bianche?) passa davanti alla casa tutta bianca del narratore, l'Horla che abita il vascello lo abbandona per la casa, e qui si nutre dell'assenza come incolore: acqua, latte; paradossalmente il protagonista riesce a cogliere l'Horla solo quando non vede più il proprio riflesso nello specchio, luogo neutro per eccellenza: «Vedere l'Horla - scrive Ropars-Wuillemier - significa scoprire la non-visione, fare l'esperienza del supporto materiale, la carta o lo specchio (... ) entrare nel �uoto della rappresentazione poco a poco nel testo, poiché l'Horla altro non è che l'aspirazione stessa del testo, la mancanza d'origine, l'assenza originaria». Il testo, allora, Le Horla, è al tempo stesso la vittoria da parte del protagonista, che è anche il narratore, mediante la scrittura, contro l'assenza che lo minaccia, e l'origine stessa di questa assenza, del vampiro che si traduce nell'aspirazione del vuoto, dell'acqua e del bianco. Il testo si costruisce teorizzando la propria autodistruzione, il foglio bianco, co140

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