narrato, Millarca sembrava dover limitarsi ad usare un nome che, se non fosse stato il suo, del suo doveva essere l'anagramma, senza l'aggiunta o l'omissione di una lettera: Carmilla, appunto, e Mircalla». Urta concezione analoga è all'origine di un celebre racconto di Maupassant, Le Horla. Sappiamo che Maupassant era affascinato dalle potenzialità rivelatrici dell'anagramma; scrive Alberto Savinio: «E ora all'improvviso, egli scopre che Maupassant è Mauvais-Passant. Scopre che Maupassant è il Mal Passante. (...) scopre che Mallarmé è il Male Armato, e per anticipazione scopre anche il titolo che un giorno Apollinaire darà a se stesso: Le Mal-Aimé». Nel racconto Le Docteur Héraclius Gloss troviamo numerose esemplificazioni di interventi sul linguaggio tesi a modificare radicalmente il significato di una frase con lievi traslitterazioni, esattamente come farà e teorizzerà più tardi Roussel: «Comme quoi dompteur et docteur ne sont nullement synonymes», oppure «Tes père et mère honoreras / Afin de vivre longuement» diventa «Père et mère dévoreras / Afin de vivre longuement», ecc. Tornando a Le Horla, al vampiro che ossessiona l'esistenza del protagonista, al punto da farlo ricoverare come pazzo, questo nome immotivato, «Je l'ai baptisé le Horla. Pourquoi? Je ne sais· point», genera per analogia di significanti una molteplicità di echi, può essere inteso come.Le hors-là, «ce qui est là au dehors», «tout ce qui est là devient hors», od anche Lahore, lo pseudonimo di Cazalis, l'amico fraterno di Mallarmé. Ma Horla rimanda anche a Rolla, titolo di un'opera celebre di Musset, autore citato nel testo (il vampiro si mette a sfogliare le Nuits di Musset, testo popolato di «doppi»), e ci si potrebbe soffermare anche sulla figura del doppio in Lorenzaccio, dramma di Musset che ingloba quasi per intero nel proprio titolo quello del racconto. Questo essere· esterno che possiede il narratore si precisa via via in modo sempre più netto come un vampito; 139
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