Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

ra, con non minore artificio, falsificare una lettera di Armance, e attribuire a colei cui è stato fatto dono della propria esistenza,un'atteggiamento di rifiuto: «je n'épouse plus l'etre que j'aimais par-dessus tout», perché Octave legga nella scrittura una sentenza di morte: «Octave resta frappé d'horreur (...) Je me suis trompé; il ne me reste qu'à mourir». L'ultima lettera di Octave ad Armance si porrà dunque come interamente cumulativa e riassuntiva di tutte le altre lettere, definitivamente postuma e per ciò stesso liberatoria: «Scrisse ad Armance, e mise nella sua lettera quella che aveva avuto il coraggio di scriverle in un caffè di Parigi (per rivelarle la propria impotenza), e la lettera alla sua amica Méry de Tersan (la falsa lettera) che aveva trovato nella cassa dell'arancio. Mai Octave era stato in preda ad un amore più tenero come in quel momento supremo. Fatta eccezione per il modo con cui sarebbe morto, si concesse il piacere di raccontare ogni cosa alla sua Armance». La totale perdita di sé è preceduta dalla totale «dépense» della scrittura, che confluisce tutta in Armance, assurta al ruolo di vampiro. Ancora più evidente risulta quest'ultima funzione, di cui in ambito romantico si fa solitamente depositario un personaggio femminile, nel racconto Spirite di Gautier. Se in Armance la falsa lettera impedisce l'emergere della confessione di Octave, che vorrebbe rivelare. la propria impotenza, e si fa così metafora di questa stessa impotenza, come impossibilità di manifestarsi, dato che il falso documento per il fatto d'essere falso non è meno documento, in Spirite, invece, l'infedeltà/infelicità della scrittura è premessa alla distruzione dello scrittore. Mentre Laclos metteva in discussione l'attendibilità del documento, la sua capacità di testimoniare, Gautier mette ora in discussione la possibilità stessa di gestire la scrittura. Il protagonista, Guy de Malivert, intende scrivere un biglietto a Mme d'Ymbercourt per giustificare il proprio rifiuto ad un invito, tuttavia non riesce a concentrarsi: «la 135

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