fisica invisibile che, stanca d'attendere l'istante funesto, l'avesse afferrata e la trattenesse per ucciderla su questo letto di morte»; la scrittura, mentre toglie ogni residua illusione ad Ellénore, ne aspira dunque le energie, svuotandola. Ma sarà Armance di Stendhal a rappresentare il trionfo delle virtualità della lettera e della teatralizzazione che cerimonialmente vi si palesa. Octave de Malivert, personaggio eternamente perplesso, «jamais il n'allait directement à son but», riceve da un biglietto del Marchese di Crèveroche, suo rivale in amore, l'intimazione al silenzio: «Taisezvous». Nel duello che ne consegue, Octave, ferito ad un braccio, affida ad una lettera scritta con il proprio sangue la confessione _del suo amore per Armance: «Oseremo confessarlo? Octave ebbe la puerilità di scrivere con il proprio sangue che colava ancora un po' attraverso la fasciatura del braccio destro». Al di là dell'artificiosità ·del codice, segnalata dallo scrittore, che denuncia così l'inautenticità della situaz1one, vissuta secondo un astratto modello cavalleresco, il sangue che si fa scrittura, la scrittura che si nutre di quel sangue reduplica il messaggio amoroso, è la vitalità stessa di Octave offerta sacrificalmente e assorbita dalla lettera a trasferirsi per contiguità metonimica ad Armance, come massima testimonianza di autenticità, documento che si aggiu,nge al documento, la 1ettera testamentaria: «Siete stata il mio ultimo pensiero perdendo conoscenza, ed il primo tornando alla vita. (...) Lascio la proprietà di tutto ciò che ora possiedo a mademoiselle Armance de Zohiloff». L'eccesso della scrittura dice la verità del suo farsi; non diversamente ii pittore Ettlinger, nel Gatto Murr di Hoffmann, afferma di poter rendere «vivo» un ritratto soltanto dipingendolo con il sangue del proprio modello: «Io sono l'avvoltoio rosso - e dipingo dopo aver divorato raggi di colore. Sì: posso dipingere soltanto se ho, come cornice, del sangue sgorgato caldo dal cuore». Sarà sufficiente allo134
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