Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

salto qualitativo. Il nocciolo fisionomico della vignetta, come vuole Gombrich, ha la facoltà di rendere concretamente visibile un'equazione intellettualistica; in altri termini: «ci induce a vedere· con i nostri occhi il significato che il simbolo ha... e non soltanto a saperlo col cervello» (Gombrich, p. 206). E finalmente è così rispettata la condizione fondamentale dell'effetto estatico in quanto 'uscita da sé', ossia la determinazione della qualità nuova in cui l' 'uscita da sé' deve metter capo (p. 195). L'ansa del vaso Ritrovare un rapporto armonico con il pezzo di natura estraniato, trasformarlo nello strumento per generare nuove forme qualitative: ecco il problema della perversione. «La sostanza estranea, scrive G. Simmel, diviene strumento quando l'anima la trae nella propria vita, nell'ambito occupato dai suoi impulsi». All'opera d'arte, in primo luogo, va ascritta questa funzione «trainante»: la ri-costruzione, con tecniche particolari, di quei sostegni, di quegli appoggi - difettosi quando non assenti - su cui la vita può tornare a germinare. A patto, però, che l'op�ra d'arte non sia concepita come una forma separata e conchiusa nella sua autonomia, ma sia estesa a tutti quegli «utensili» di cui quotidianamente ci serviamo, che all'efficienza pratica debbono unire, sposare una forma estetica adeguata. Il problema della forma da ricercare, della rappresentazione della configurazione delle cose, dell'unione tra efficienza dinamica e unità formale (ciò che Platone chiamava Areté, evocanàone l'esempio realizzato nell'angolo retto, l'angolo · «buono» che aggiunge alla solidità materiale dell'oggetto quella formale della buona divisione del carico,· e condiziona così l'efficienza dell'utensile; cfr. Stenzel, p. 177; Plato126

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==