do in cui il soggetto si rapporta alla Cosa. (Se .dovessi dividere. grossolanamente la sfera del comico contrapporrei il grottesco e l'umorismo da una parte al motto e alla caricatura dall'altra. La caricatura è indubbiamente dalla parte del contratto sociale, ne è un'arma politica fondamentale: essa smaschera davanti ai fratelli l'inettitudine del Maitre, ne esibisce il tratto comune e «volgare». Così pure il motto, che è pirotecnico e ha la punta aguzza degli spigoli, è essenzialmente sociale. Non così l'umorismo che è piatto e monocorde, e ha sempre la stessa imperturbabile faccia del superìo. Il piacere umoristico consiste nell'esibizione della propria invulnerabilità, ribadisce la propria atarassia: impietra il soggetto e mortifica l'altro in una gelida ammirazione - o irritazione - senza parola. Esso ha sempre qualcosa del gesto di Arria che dopo essersi conficcata il pugnale nel petto esclama porgendolo al marito: «non fa male». Che dire? In realtà, come aveva intuito magnificamente Hoffmann, l'umorismo è attributo dei meccanici, di coloro che non sono riusciti a accedere al segreto della natura, alla passione del cuore, ma si sono fermati all'artificio esteriore, all'automa. L'umorista riduce tutte le passioni umane a un gioco di illusioni di cui crede _di conoscere il meccanismo. Per questo, secondo Hoffmann, «lo stravagante costruttore d'organi era l'uomo ideale per coltivare il germe d'umorismo latente nell'animo del fanciullo» (Hoffmann, p. 175)). 120 Possiamo ora comprendere l'affermazione di Pinzi: Godimento, piacere, eccitazione vanno perciò considerati disgiuntamente e secondo quest'ordine che è inverso rispetto al regime che ordina l'eccitazione ad accendere la miccia del piacere sfociante poi nell'appagamento... La vera eccitazione è a freddo. L'eccitazione si porta in prossimità dell'origine della vita, ma si innesta nella natura inorganica (Pinzi, a, p. 250). Nella perversione ciò che anzitutto deve essere liquida-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==