Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

di scarto troviamo il narcisismo. Rimane da precisare che l'uomo a cui era recapitato il messaggio - e che sorpreso sul luogo dell'incontro sessuale si uccide -, fortemente idealizzato dal bambino con tutti i tratti della rivalità, si sottrae alla sua richiesta di informazioni sessuali motivandola col fatto di non occupare il posto del padre e sbarrandogli così l'accesso all'ideale dell'Io. In precedenza, con una miracolosa presa di cricket Leo aveva già eliminato il prestant� antagonista dalla fama di gran battitore. Lasciato cadere l'oggetto d'amore e precluso l'accesso a un ideale dell'Io «tradito», Leo resterà fedele fino alla vecchiaia alla matrigna che gli assegnerà come ultimo atto redentore l'ennesima missiva. L'ultima, emblematica immagine del film mostra un vecchio in abito scuro, seduto immobile in un'auto mentre gli occhi «infinitamente tristi», conficcati in un corpo senza passioni, non smettono di «ricalcare» l'antico tragitto tra i campi, di interrogare avidamente quella parte della natura dove «i pampini non sono fioriti». Se ciò che caratterizza la perversione è che indubbiamente un passaggio c'è stato, un passaggio del soggetto in a, questa «catastrofe» lascia il suo segno nella fascinazione di una antichissima catastrofe naturale che ha spazzato via di colpo - o meglio: sepolto sotto gli strati, le formazioni sedimentarie della crosta terrestre - una «specie vitale» conservatasi in vitro, fossilizzata. Da qui la peculiarità dell'erotica perversa: la sessualità deve ardere sotto le ceneri di Pompei o nelle profondità marine di Atlantide, salvo poi ricomparire nei punti più inattesi (cfr. Finzi, a, p. 255): nella luccicanza di un naso, nel brusio provocato dallo sfregamento delle calze di una donna (il materiale sintetico), nel rilievo dell'unghia sotto la pelle del guanto (passione klossowskiana del derma artificiale), nel bisbiglio puramente spaziale delle statue, nei vortici tracciati dal moto sinuoso dell'ària, dell'acqua, dei capelli... (Ricordo l'innocente «aberrazione» di un tale che collezionava sulla vasta 116

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