Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

suna alterità è più generabile; che tra il soggetto e l'oggetto lo steccato del fantasma è stato abbattuto: il «già visto» -più che il segno della rimozione è la stampa, il conio, la prèigung della Cosa stessa. Al nesso uomo-natura in direzione del quale va la tensione metaforica simbolista (sinestesie) si contrappone un pezzo dì natura «salvato» dal simbolico che disegna il soggetto come una figura anatomica del Vesalio. Poiché al fallimento dell'epifania, del fittizio della stampa, alla.detumescenza del «già» subentra il raccapriccio dì nervi e muscoli scoperti, penzolanti dallo sfondo ·di un paesaggio «ridente». Iniezione dell'elemento grottesco nella Natura che ne è priva. Messaggero d'amore Dall'altra parte della natura: davanti al paesaggio artificiale il nevrotico sospira: «è là che vorrei vivere»; ma ciò non va senza un implicito: «ma è impossibile». La nevrosi si struttura su questo giudizio di impossibilità, segno dell'avvenuta rimozione. I rituali ossessivi hanno la funzione dì impedire il ritorno dell'«emigrato» al luogo nostalgico, dove il destino sarebbe stato tutt'altro, luogo chè custodiva la «miracolosa cosa» e che è stato abbandonato a causa di una minaccia: luogo dì un distacco irreversibile ma che al tempo stesso perdura immutato nell'inconscio. L'esitazione che mantiene Leonardo nella «minacciante e oscura spilonca», in presenza della miracolosa cosa, in pieno Unheimlich - il cui effetto di impietrimento è paradossalmente sfruttato dal perverso come un riparo - questa esitazione in presentia, nella contiguità, prende nel nevrotico la via della rimozione e sì trasforma in déja vu (metafora della vie antérieure) per _nulla inquietante: heimlich. Al fremito si sostituisce un sospiro. Mentre il perverso rimane tra il fuori e il dentro: il fuori del sintom0 e il dentro dove è possibile protendersi verso l'ombra della cosa, al di là della «barriera molle della fobia». Rilke: 114

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