Il piccolo Hans - anno XIII - n. 51/52 - lug./dic. 1986

Idea umanamente insopportabile. Eppure, pochi di noi sanno cosa realmente significhi un milione di anni... e ne viene fornita subito una illustrazione! Come se qualcosa, in questo «sapere», volesse rendere concretamente visibile, sperimentare realmente (il che non significa empiricamente, come il modellino, in modo ingannevole, può suggerire) con i nostri occhi, e non soltanto con gli occhi della mente. Vedremo, alla fine di questo articolo, che questa è esattamente la definizione che Gombrich dà della vignetta comica. Per concludere il riferimento a Darwin, cito questo estratto dal Viaggio dove risaltano immediatamente quell'assembramento di cose che affollano il «paesaggio stampato» e quella limpidezza che, sfiorando le soglie della percezione allucinatoria, introduce nell'Unheimlich della descrizione la traccia, il contorno inquietante d� una «presenza reale»: L'estrema limpidezza dell'atmosfera conferisce al paesaggio un carattere singolare, perché tutti gli oggetti sembrano disposti sullo stesso piano, come nei disegni. Commentando queste descrizioni Pinzi vi ha rinvenuto «la traccia del trauma nella vita del soggetto, quella traccia che si traduce nell'acquisto di una sorta di chiaroveggenza» (Pinzi, f, p. 25). Le potremmo anche chiamare col loro nome classico: epifanie. Non a caso, Joyce, nel solco della teoria estetica dell'Aquinate, che è appunto una teoria dell'epifania, ribadiva che claritas è quidditas. Si veda, a questo proposito, il seminari.o di Lacan sull'Ego di Joyce al quale sarebbe mancata la funzione, peculiare del fantasma, di annodare il simbolico al reale (nel seminario Il Sinthomo). L'epifania sarebbe come un ponte gettato tra un soggetto non barrato dal significante e il reale: una sorta di Gestalt del soggetto. Lacan attribuisce infatti alla scrittura quella che si potrebbe definire una 108

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