Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

che la ragione dà alle domande della malattia sono pertanto le mancate risposte che la nostra capacità di simulare il comportamento della mente mette oggi così in evidenza. Esse sono i sintomi su cui la psicoanalisi potrebbe riflettere, ove indagasse che cosa l'uomo vuole realmente simulare nello spazio privato del suo Io. Poiché la tecnologia pone la mente come un feticcio, di cui argomentare volendo escludere l'errore e il sintomo, la mente che viene così concettualizzata è di per se stessa un oggetto psicoanalitico. Essa si raffigura come l'equivalente dell'oggetto primario onnipotente, la cui aggressività viene costruita nella figura dell'onniscienza e della preveggenza. 7.4. Appare probabile che questo oggetto sia destinato ad essere sconfitto dall'impatto con la realtà, e che esso sia contemporaneamente l'oggetto ideale verso cui è. attratto il progetto psicoanalitico, che mira a conoscere_ la struttura che genera l'onniscienza e le sue manifestazioni sintomatiche. La grande attività fantastica della mente risulta subordinata ad una logica, e questa logica è solo in parte quella del calcolo che abilita la macchina a prevedere. Si tratta della logica confusa che deriva dall'interazione di più logiche, che può essere definita solo nel tentativo di imitarla. Gli oggetti che essa crea non interessano, attualmente, la tecnologia dell'informazione: la loro valenza etica è, appunto, situabile solo nella zona imprecisa della malattia, in cui il sintomo funge da segnale di un dolore o di una distonia dell'Io. Ma ciò che è sconosciuto, e di cui abbiamo cercato di ritrovare la significazione nel difficile rapporto tra sapere e non sapere, ha qui una collocazione precisa, in cui l'etica ritorna ad essere più comprensibile: è il dolore dell'uomo che dà un senso al suo sforzo di comprendersi. 201

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