Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

Certamente il sapere viene a dipendere dal formarsi di valori pratici, nelle sue modalità d'uso, più impersonali e meno descrivibili dalle nostre sperimentate capacità linguistiche, ma comunque accettati perché ·interpretabili in funzione dei risultati che essi producono. 4.3. È difficile supporre, inoltre, che la rete collettiva del sapere attenui col tempo la natura psicologica della dipendenza da questo sotterraneo principio di subordinazione ad alcune relazioni impersonali, che non sono più definibili bene secondo le nostre consuete categorie. Ad esempio il problema dell'assegnazione di un valore al non capire, al non comprendere, e alla generale instabilità del nostro naturale modo di elaborazione, sembra messo in discussione da una volontà più generale, che è quella di supporre ciò che è sconosciuto solo una fase, in genere transitoria, nel processo della comprensione. La relazione tipica dell'apprendimento dell'adolescente dall'adulto, che suppone l'adulto garante del sapere, sembra non elaborabile con compiutezza nella sua natura più specifica, che è quella del riconoscimento di un adulto che non sa, e che comunque è in grado di assegnare un valore dal punto di vista esistenziale. Il calcolatore che non sa risp<:?ndere, o la cattiva elaborazione dei dati di un problema, non si manifestano nella forma tipicamente esistenziale del non-sapere, ma in quella pratica di una mancata risposta. Il porsi in una posizione di sapere dipendente sembra perciò anche poter snaturare il formarsi psicologico di un nuovo principio di autonomia: la dipendenza tecnologica sembra dover divenire, alla lunga, lo stato innovativo di una riflessione con cui il soggetto umano esplora il proprio progetto di autonomia da uno stato di dipendenza dal sapere, ma non lo sancisce. Questo passo, assai drammatico dal punto di vista psi192

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