Il piccolo Hans - anno XIII - n. 49 - gen./mar. 1986

to, studiata da B. Nardi, cit., ed anche una conferma dell'influenza diretta del vescovo di Colonia su Dante. " Summa Theol. I, q. 65; cfr. B. Nardi, cit., p. 98. " De natura et origine animae, I, c. 2 e 4; cfr. B. Nardi, cit., pp. 9�10Q " Nardi, commentando - in Alberto cit., c. 2 - la similitudine dei raggi che escono dal centro di un cerchio per raffigurare la costituzione dell'universo dice: «L'immagine, a prima vista, può sembrare tolta dalla geometria; ma se guardiamo al significato di essa, ci accorgeremo ch'essa è presa piuttosto dall'ottica; ché il centro onde si dipartono i raggi non è soltanto il limite geometrico dal quale traggono origine e nel quale convergono, ma è il loro principio inchoativo, a quel modo che la sorgente luminosa è il centro attivo della sfera che da essa si irradia», p.100; c. mio. " Hexaemeron, f. 158 ra; cfr. Sharp D.E., cit., p. 29. " Hermann I., Parallélismes, Denoel, Paris 1980, pp. 101 sgg., dove c'è anche una fronte in primo piano, l'immagine del Superio, iperbato proiettato su qualsiasi paesaggio di fondo. " Al Hazen (lbn al Haytham ecc.), Opticae Thesaurus, I. 7, ed. Basilea 1972. " «Sciendum igitur quod quanto aliquod corpus est in ordine universi magis imum, tanto fit caelestium radiorum maior aggeratio super ipsum; exemplum est de terra», III, c. 2, ed. cit. p. 359. Bartolomeo rinvia alla-parte IV, c. 7, «Lux divina super humiles radios suos multiplicat» dove amplia ulteriormente la sua dimostrazione; forse qui c'erano i disegni che il maestro francescano aveva inserito nella sua opera, ai quali spesso fa riferimento, ma che non ci sono pervenuti. " Quello che gli studiosi moderni definiscono una «geometria sensibile»: cfr. Nicod J., La géometrie dans le monde sensible, PUF, Paris 1962. " III, I, 4, ed. cit., p. 357. ' 0 Ibidem, III, I, 3, ed. cit., p. 356, c. mio. " «Se mai continga che 'I poema sacro/ al quale ha posto mano e cielo e terra, / sì che m'ha fatto per molti anni macro, / vinca la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile ov'io dormi' agnello, / nimico ai lupi che li danno guerra; / con altra voce ornai, con altro vello/ ritornerò poeta, e in sul fonte/ del mio battesmo prenderò 'l cappello; / però che ne la fede, che fa conte/ l'anime a Dio, quivi intra' io, e poi/ Pietro per lei sì mi girò la fronte». " Ma a Firenze non andrà: nei termini dell'illuminante analisi del pensiero di Dante fatta da V. Finzi Ghisi, cit., si può dire che per Dante questo avrebbe significato passare dal discorso dell'isterico (viaggiare, in iperbato, per Acropoli, realizzando a - francescanamente -, trovando l'«Ego-sum-lux-mundi» nel posto dell'Altro) a quello fondamentale, ricevendo il cappello di poeta; mentre invece fra l'uno 105

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