Il piccolo Hans - anno XII - n. 48 - ott./dic. 1985

mossi, di un «privilegiamento», in Freud, del teatro rispetto alle altre modalità dell'espressione letteraria? E per ragioni non semplicemente «di gusto», ma strettamente connesse all'orientamento generale della ricerca che lo ha condotto alla scoperta, e ai successivi sviluppi, della psicoanalisi? Credo che la risposta possa essere, sia pure con le necessarie cautele, affermativa. Freud viene così, per motivi suoi propri, ad assumere una posizione che coincide con il giudizio aristotelico sulla superiorità della tragedia nei confronti dell'epopea che conclude (1461 b - 1462 a, b)' 3 quanto ci è rim_ asto alla Poetica. E si ricordi ancora l'affermazione della stessa Poetica che il poeta tragico deve ricercare le «catastrofi» che «avvengono tra persone legate da vincoli di parentela, come quando, per esempio, un fratello uccida o mediti di uccidere il fratello, o un figlio il padre, o una madre il figlio, o un figlio la madre» (1453 b)'4 : un'affermazione che Aristotele ampiamente esemplificava sull'Edipo re. Ma si può dire di più: sulla definizione aristotelica del dramma, che - come si è ricordato - viene citata nelle prime righe di Personaggi psicopatici sulla scena, Freud innesta un interrogativo essenziale per la sua ricerca: perché avvenga, appunto, che la rappresentazione di eventi che suscitano pietà e terrore provochi una «purificazione degli affetti». Se è vero che la risposta - le risposte - a questo interrogativo non può che esser data dall'insieme delle scoperte di Freud, dalla psicoanalisi, anche sotto questo profilo si può affermare che il «teatro» assuma un ruolo centrale in quanto Freud trae dalla letteratura, e sulla letteratura ci dice. Ciò nulla toglie, ovviamente, a quanto, anche recentemente, si è scritto - e ancora si scriverà non senza profitto conoscitivo - sugli effetti della funzione specificamente narrativa soggiacente alla stesura dei «casi clinici» e di taluni altri scritti freudiani, sino a quel Mosé che egli stesso ebbe a definire un «romanzo storico». E, tanto più, nul21

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