Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Atlante - abbagliare, con l'orca, il lettore, come viene sottolineato in una seconda tavola, ove la donna appare di scorcio, ma sempre al centro dell'attenzione. Non basta; Dorè aggiunge del suo, violentando il testo. Nel poema Angelica, mentre si svolge il combattimento fra Ruggiero e l'orca (e di un vero combattimento si tratta: vi è pericolo che gli spruzzi d'acqua appesantiscano le ali dell'ippogrifo e lo facciano precipitare) rimane« legata al sasso nudo», incatenata allo scoglio. Troviamo invece una tavola ove la donna è «già» nelle fauci del mostro, che addenta, con zanne da tricheco, il corpo disteso in posizione supina, ad arco, gli occhi chiusi, chioma e piedi nell'acqua, in una assai probabile allusione all'abbandono erotico. Come se il disegnatore volesse mostrarci il nudo, dopo averlo tratteggiato di fronte e di scorcio sullo scoglio, abbracciandolo da un ulteriore punto di vista, questa volta dall'alto in basso. Completerà la serie - particolarmente fitta per le non molte stanze dell'episodio - ancora una prospettiva diversa. Già liberata, ma consapevole della cupidigia di Ruggiero, Angelica è seduta sulla spiaggia, in atteggiamento pudico, un ginocchio in avanti, le gambe strette a difesa, mentre Ruggiero la divora con gli occhi, e l'ippogrifo rampa e scalpita sullo sfondo. Nel Furioso, nel canto successivo, la scena è reiterata, anche se cambiano i protagonisti, che questa volta sono Orlando e Olimpia. Sul nudo di quest'ultima, Dorè si soffema meno intenzionalmente. Forse sì è chiesto anch'egli il perché di questa duplicazione; ha creduto tuttavia differenziare le due scene legando Olimpia - nel poema anche lei avvinta allo scoglio - a un tronco d'albero, su una spiaggia boscosa. 6 - Parea ad Orlando, s'una verde riva d'odoriferi fior tutta dipinta mirare il bello avorio, e la nativa purpura ch'avea Amor di sua man tinta, e le sue chiare stelle onde nutriva 99

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==