Altri trattati e altre illustrazioni, ridotte ormai a incolori finestrelle nella pagina, si susseguono nella lenta corrosione dell'edificio della psichiatria classica. Voci e volti senza più rilievo e colore. Solo Paola Lombroso, fedele all'idea del padre che riteneva le immagini riprodotte in pubblicazioni popolari più importanti della formalina per « conservare la follia», resuscita con il volto di un attore l'antica fisionomica per illustrare « i segni rivelatori della personalità» 33 • Tuttavia, nel momento di avvio di tale cristallizazione, un'immagine intensa viene ancora dalla storia dell'arte. Senza più committenza, l'umano dramma della follia ritorna in Balla tra il 1903 e il 1905, nelle riflessioni che sfruttarono il « polittico dei viventi». (tav. 10) Lo sguardo di Balla non ha più la passione naturalistica di Géricault, né si rivolge all'animazione tragica contemplata da Signorini al San Bonifazio nelle corsie femminili. Memore della malinconia istituzionale di Morbelli, egli ritrae il mendicante accasciato e la « pazza» che ha un nome, Matilde Garbini, cogliendola in un gesto di vago monito. Ma l'immagine che dà più conto della sofferenza e della depressione è sorpresa nell'attesa di un ambulatorio medico: Balla scrive sul retro del dipinto «Prime cure elettriche del prof. Ghilarducci - L'uomo parte destra paralizzata, la donna nevrastenia dipinto eseguito nell'ambulatorio sempre col vero - anno 1903» 34 • La sofferenza non sostiene più l'espressività e l'animazione delle sue ragioni ma rivela solo atonia, indifferenza. E la psichiatria ha vissuto la stagione delle immagini, che il grigiore delle nosografie e delle istituzioni va spegnendo. Emblematico è il caso di chi ancora ripropone una profonda estrema riflessione critica sulla psicopatologia classica: De Clérembault 35 • Come Duchenne egli si appassiona di « messa in scena», insegna drappeggio alla scuola di Belle Arti, è un abile fotografo tanto da recarsi per un lungo periodo in Marocco per ritrarre le donne avvolte nei 38
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