Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

Louys, Famigerati Duchamp, e l'anoressica « C'è nella vita una sorta di goffaggine, di cagionevolezza, di debolezza costituzionale, di balbettamento vitale, che costituiscono il fascino di qualcuno» (G. Deleuze, C. Parnet, Dialogues, Paris, 1977). Ovunque quando ci si innamora si è colpiti da qualche cosa che non era al suo posto, qualche cosa che vorrebbe, ma non può, essere rimessa al suo posto, a posto. Mateo, di Conchita: « l'immagine della piccola cantatrice mi attraversò la mente, e sorrisi per il confronto. Quella brunetta in quel paesaggio scandinavo era come un mandarino su un banco di ghiaccio, come una banana ai piedi di un orso bianco: un che d'incoerente e di ridicolo» (Pierre Louys, La /emme et le pantin, Paris, 1898; trad. it.: La donna e il fantoccio, Milano, 1981). Funzione dell'incoerenza: qualcosa accade nello stridore tra due mondi contrastanti in mezzo a cui si profila un divenire (come tra l'ombrello e la macchina per cucire su un tavolo operatorio, in Lautréamont). E paradosso dell'oggetto d'amore che manca al proprio posto come il vaso di marmellata di Alice, di cui non ci viene offerta niente di più che l'assenza. Perché innamorarsi dei deboli e persino degli indifesi se non dal momento che essi annunciano lo schiudersi di un mondo possibile che ci invoca come protagoni�ti? Un mondo che si scontorna sempre in mezzo ad altri due, da un lato le banane e 185

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