Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

mone che governa la via: poiché è l'uscita in esterno che - a partire dalla data unica di ognuno - porta all'ago orientato, alla direzione del viaggio. Qui Celan raccoglie la visione di Lenz, l'universo coperto di ferite, il nulla di dio che deve nascere. Tanti astri, a noi tesi. Ero, quando ti guardavo - quando? -, fuori negli altri mondi. O questi sentieri, galattici, quest'ora, che con le notti ci sbilancia il carico dei nomi. Non è vero, lo so, che noi viviamo, solo un respiro passava cieco fra lì e non lì e talora, un occhio sibilava come cometa su ciò che è spento, negli abissi, là dove si spegneva, stava il tempo nello splendore delle sue mammelle, sul quale cresceva già verso l'alto, verso il basso e lontano, ciò che è, era o sarà -, io so, io so e tu sai, sapevamo, non sapevamo, eravamo lì e non laggiù, e talora, quando stava fra noi solo il nulla, ci trovavamo. Lenz vorrebbe camminare sulla testa, ma chi cammina sulla testa - commenta Celan - ha in verità per abisso il cielo sotto di sé. Ora in questo cielo abissale, in questi sentieri galattici in caj anche Celan è naufragato, si distinguono stelle medusate, automi e satelliti a cui il moderno 169

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