Il piccolo Hans - anno XII - n. 47 - lug./set. 1985

tagliente e irreale, passeggiate immerse in un incanto di natura così «_ingenuamente» sovraccarico da collassare, da tramutarsi in uno sguardo acuto come una trafittura: tale è lo sguardo di Kleist sul lago e sui monti di Thun nel breve racconto delle Storie. Noi lo vediamo presso una finestra, davanti al lago e aì° monti - in questa attitudine nel disegno del fratello Karl Walser - lo vediamo in quella posizione e pensiamo a un altro che da una finestra scriveva poesie intitolate alle stagioni, viste come quadri in una cornice: Holderlin 4 • A Holderlin-Kleist che siede per scrivere, troppo assorbito dallo spettacolo della primavera, montano alla testa delle onde di un rosso acceso che lo stordiscono. La natura che egli ammira è talmente perfetta che perde realtà: Le montagne sembrano l'opera di un abile scenografo, oppure è come se l'intero paesaggio fosse un album, e le montagne fossero state disegnate sul foglio bianco da un dilettante di gusto per la padrona dell'album, come ricordo, con sotto un verso. L'album ha una copertina verde pallido. Da un dirupo egli getta la sua anima nello splendido panorama sottostante. La cosa più vicina è come stesse in una grande, bianca lontananza, immersa in un sogno. È come un lago in fiamme. Egli è seduto il viso chino in avanti, quasi dovesse tenersi pronto per il tuf.. fo mortale nell'immagine delle mirabili profondità. Vorrebbe non avere altro che occhi, essere un unico occhio. E così l'intero paesaggio è il parapetto a cui si affaccia appoggiandosi beato. Eppure di lì a poco lascerà il paese sul lago, la visione lontana e perduta: in carrozza Kleist scortato dalla sorella, i suoi occhi non vedono nulla. Qualcosa di nuovo, di più selvaggio, di più bello si è portato via la sua fortuna di essere un uomo saggio e ponderato, di semplice sentire, e di lui a Thun resta solo una lapide. 167

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