Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Ma un termine era sottratto a questa sequenza, un ·gesto mancava. Dal coté dell'animato era la madre a compiere quel gesto di sfregare un fiammifero e di .accendere il forno. Ma più oltre una sequenza di sogni mi permise di ·passare dall'età di sette anni a molto prima. A un tempo .ancora precedente a quello fatidico in cui si determina l'apparizione della fobia. Piccolissima, la mia paziente aveva assistito a un bombardamento. Nei sogni l'inconscio le rispondeva ogni notte con diverse aggiustature che sì era lei la colpevole di aver messo una bomba, ·che no, forse non era solo lei ad aver fatto crollare la casa, che forse il colpevole era un altro, la figura -di un uomo vestito a scacchi in cui l'analizzante collegava poi la figura del padre appassionato a quel gioco. Ecco come il gesto di accendere il fuoco compie un lungo tragitto finché la paziente si ritrova bambina, se bambino è ciò che per eccellenza si stacca, cade, -viene perso, a volar giù dalle scale. L'essere insieme, cioè il trovarsi di fronte insieme ,e moltiplicate le coppie degli sposi sul battello che porta Hanold a Pompei, danno inizio a quel delirio in ,cui frammenti di storia passata diventano frammenti •di cose, pezzi di pietra, reperti archeologici. Questo luogo della fobia che abbiamo reperito gli anni scorsi nel caso del piccolo Hans, che trovava la sua rappresentazione nel disegno della pianta del dazio, struttura di due luoghi contigui separati da quella barriera che per le sue caratteristiche definimmo barriera molle e che abbiamo rintracciato poi in diversi casi .di fob1ci; questo luogo che ha la sua ubicazione nella vita di un bambino tra i quattro e i cinque anni e si ·colloca in Freud tra l'angoscia, il momento scatenante la fobia che è rappresentato spesso da un sogno, e all'altro capo la nevrosi, in generale nevrosi ossessiva che rappresenta una delle possibilità di soluzione della fo43

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