Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

tava un catalogo di movimento si ritrova un catalogo di pietre. Animato e inanimato. Warburg si mette nel polo caldo di questa dialettica tra animato e inanimato. E di tutta la sua opera ciò che rimane vivo non è l'iconologia che lui non ha fondato, non è la legge di un'interpretazione dell'arte rinascimentale i cui presupposti non sono fondati, è il pulsare del suo desiderio. Questi percorsi organici del suo operare, vie della linfa, vengono durante il suo ricovero in manicomio, raffreddati e incanalati verso l'accademismo dai suoi allievi e collaboratori che si trovano a dover terminare quel catalogo della biblioteca che durante la presenza di Warburg era per loro mutevole, inspiegabile, incomprensibile, seguendo in realtà i pensieri, i percorsi della mente di Warburg. Questo fobico che riesce a sostenere l'animato si trova Gombrich, il biografo che si pone lui nel luogo dell'inanimato cercando di unificare i molteplici orientamenti nei quali Warburg ritrovava sempre ma casualmente la stessa cosa, in un suo orientamento che consentisse a Warburg di emergere da questo brulicare animale di segni e di acquisire post-mortem una fisionomia umana. Da Ruskin, l'uomo tutto di un pezzo che sceglie l'inanimato, si stacca lo spiritello insofferente di una moglie giovane che cerca altrove qualcosa di animato. In queste due storie parallele che vi ho raccontato molti di voi avranno già riconosciuto le parafrasi di una terza storia. La ninfa, il movimento, la pietra, i ruderi antichi, il viaggio, l'archeologia, la Gradiva di Freud. Storia di un delirio che, non dimentichiamo, nasce dall'insofferenza per uno sciame di mosche, la visione delle coppie di sposi in viaggio di nozze. Pensando a questo lavoro mi era venuto in mente un titolo: Gli scopi del matrimonio. Giunti a questo 41

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