Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Ciò che avviene è che disconosciuta nell'esperienza psicoanalitica, la fobia ricompare nella teoria psicoanalitica. Abbiamo prima accennato al bambino. Soffermiamoci ora un attimo su uno spunto che _riguarda un bambino. C'è un episodio interessante che Ferenczi racconta a proposito del suo nipotino. Un giorno parlando con lui gli raccontava come non fossero sempre gli uomini a scappare davanti al leone ma potesse qualche volta essere il leone a scappare davanti all'uomo. A questo punto il nipotino lo guarda e osserva: « L'agnello mangia il lupo». Ferenczi non gli contesta l'assurdo di questa risposta. Semplicemente gli dice: « Tu non credi che il leone possa scappare». Il bambino tace per un attimo, poi gli butta le braccia al collo e dichiara: « Ti voglio bene zio!». Innanzitutto possiamo osservare come qui la tecnica di Ferenczi non lo porti a fronteggiare il paziente. La sua modalità di tecnica attiva, non dobbiamo dimenticare che si distingue da quelli che saranno poi gli sviluppi di una tecnica attiva totalmente differenti, per la caratteristica di andare « contro pelo». Ciò che spesso Ferenczi arriva anche a imporre al paziente è sempre in contrasto col principio di piacere. Un'altra distinzione che emerge qui è il significato diverso da quello che molti daranno poi a questa espressione, che Ferenczi dà al « senso di realtà». Ferenczi non risponde: non è vero che l'agnello mangia il lupo; e nemmeno segue la via dell'interpretazione che potrebbe essere scelta da Melanie Klein: « Tu desideri divorare tuo padre». Tu non credi che il leone possa scappare. L'espressione di Ferenczi « Tu credi» apre di fatto uno spazio. Non si tratta dunque di una questione di desiderio, bensì di una questione di intelligenza. Di quella intelli30

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==