Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

L'eclissi della fobia in psicoanalisi Ces nymphes, je les veux perpetuer. S. Mallarmé Nella mia pratica di supervisore di diverse persone, psichiatri, psicologi che lavorano, come si dice, in istituzione, mi colpisce un fatto. Sento parlare spesso di fobici o di ossessivi e mai di isterici. Anzi sta diventando un luogo comune l'opinione che l'isteria dai tempi di Freud sia andata scomparendo. Altra caratteristica: sento parlare di ossessivi e ossessive, nei due sessi, ma solo di fobiche, al femminile. Poiché non mi risulta affatto questo deperimento dell'isteria, anzi mi sembra più diffusa che mai per esempio l'isteria maschile, mi sono chiesto se l'operatore in istituzione non veda altro che fobici e ossessivi per il semplice fatto di non scorgere in essi che le caratteristiche dell'ambiente in cui egli si trova a operare. Come accadeva, e continua ad accadere, quando operazioni chirurgiche o esperimenti di laboratorio, non vengono compiuti in ambienti sterilizzati. Qual è il germe che appartiene all'istituzione e che contamina il paziente trasformandolo in un fobico? D'altro canto possiamo riproporci il problema sotto una diversa angolatura. Come mai tanti psicoanalisti sono ben disposti a curare i fobici ma non a riconoscere la 25

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