Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

nascita è un fatto che ha parentele con la psicosi. Il « bambino che pensa», Hans all'origine della sua fobia, è sostituito da qualcosa che è nato da lui ma ne è indipendente, e questo ci può spiegare forse la presenza del disegno nella fobia, che è sì il disegno di una pianta topografica, ma che è anche un prodotto con una sua peculiarità. Perché il disegno è l'enigma di una mano che pensa e fa al mio posto. È'. un'espressione psicotica che viene dimenticata con la nevrosi o utilizzata con la perversione. Mentre, viceversa, il fondamento della psicosi non è psicotico. La psicosi elabora il fatto che la mano che pensa al proprio posto è una mano a sé stante, manca lo spazio della fobia a rappresentare questa situazione nella teoria, e la mano viene in effetti tagliata. Dal canto suo, passata oltre la fobia, la nevrosi s'in� terrogherà per tutta la vita sul proprio rapporto con la psicosi. Con la tristezza con cui l'ossessivo s'ingegna di ripeterla in « le cose sono due», ma soprattutto con quell'innervazione dolente che segnala nell'isteria il piccolo grado di invasione della protesi. Quante volte l'isterico non dice: mi chiedo se non penso queste cose perché sono pazzo. Non è una frase da irridere. Non penso, passaggio della fobia, segnale della nevrosi; se sono pazzo, nostalgia di ciò che è stato all'origine, di un rapporto primario che ci appare ora sempre più come il rapporto che l'uomo ha con la sua storia clinica. Esempio di quanto il discorso dell'isterico ha ancora da insegnarci. Virginia Pinzi Ghisi 24

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==