Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

avere d'altronde urria sorta di acco11do sull'effettuarsi della stessa. Ma colui che provoca il solletico ha anche la possibilità di provocarlo al di là di quanto l'altro gli consente. Mintz sostiene che essere toccato implica che il soggetto ha perso un po' di controllo sul suo corpo. Questa possibilità dell'altro di andare oltre quello che è richiesto iindica a nostro avviso che la separazione, sia pure acquisita, può essere posta in questione fino al punto che colui che fa il solletico può supera. re la barriera e ristabilire una particolare forma di unità. Mintz conclude il ·suo lavoro affermando che il solletico rappresenta psicologicamente uno stato di impotenza parziale nelle mani di un altro 22 • Soffrire il solletico indicherebbe proprio questa particolare posizione piacevole-spiaoevole della separazione. Nella famiglia oui abbiamo sopra accennato, il gioco collettivo del solletico sembra così indicare un certo tipo di distanza-vicirnanza e risolvere tensioni connesse a problematiche di questo tipo. Le varie osservazioni compiute da quegli studiosi di cui abbiamo potuto avere conoscenza, trovano una possibilità esplicativa alla luce di questa impostazione. Darwin 23 sostiene ad esempio che esistono certi requisiti specifici che sono necessari per rendere piacevole il solletico (si badi, non per produrlo). Occorre che a) colui che solletica sia una persona familiare, b) che colui che viene solleticato non sia anche colui che solletica, c) che la parte solletkata non sia una parte solitamente toccata e d) che il tocco sia molto leggero. Che il solletico per essere piacevole debba essere fatto da qualcuno di familiare potrebbe essere legato al fatto che è con il familiare che si pone prevalentemente il problema della separnzione. Che colui che viene solleticato non sia colui che solletica indicherebbe proprio il fatto che si tratta 196

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