Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

essenziale nel gioco delle sovradeterminazioni - la minaocia di castrazione - una « pedagogia» tanto frequente quanto gravida di conseguenze - a scatenare la perversione (perversione, appunto, come la chiama Freud e come qui è stato sottolineato da Virginia Finzi Ghisi) di Arpad, «il piccolo uomo-gallo»? Glauco Carloni e Egon Molinari, nella loro Introduzione al secondo volume della traduzione italiana dei Bausteine (Rimini, Guaraldi, 1973) hanno messo in rilievo la «commozione», la «pietosa tenerezza» con cui Ferenczi riferisce di questo caso, pur così denso di conseguenze teoriche, se Freud, nella sua Autobiografia (1924) ne parlerà come della«fortunata osservazione ... che ci consentì di parlare di un ritorno del totemismo nei bambini». Del resto già ricordando e utilizzando questo scritto di Ferenczi in Totem e tabù (1912-1913), Freud lo aveva definito « un caso di singolare bellezza». E qui, forse, come nel Piccolo Hans freudiano, la circostanza di un'o�· servazione «indiretta», per interposta persona, ha - ripeto, forse - giocato nella particolare icasticità del resoconto dello psicoanalista, volto a rielaborare e a«rimettere in forma», i resoconti che gli provenivano da una terza persona: narrazione di una narrazione, potremmo dire, con una espressione tratta, appunto, dalle analisi testuali della narratologia. Questo ci consente di passare a un terzo nucleo di interesse - per uno scrittore - dell'opera di Ferenczi. 3. Ferenczi per gli scrittori: la parola oggetto e il piacere dei paragoni Psicoanalisi e letteratura costituiscono - nella loro specificità e differenziazione - due grandi laboratori per la conoscenza della psiche; l'una e l'altra, inoltre, 175

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