Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

E non credo sia da porsi in dubbio che le storie dei casi clinici elaborate da Freud possano dare al lettore - almeno se a sua volta « letterato» - un godimento oltre che intellettuale, teoretico, anche estetico. Lo stesso può dirsi per molti degli scritti di Ferenczi. Trasceglierò, come esemplificazione, due di essi: il primo, Il piccolo uomo gallo, è, nella sua sinteticità, un vero e proprio « caso clinico», utilizzato in quanto tale, come accenneremo, anche da Freud; il secondo ... beh? il secondo, La cavalla domata si presenta come un vero e proprio racconto, cui l'Autore fa seguire un breve commento di ordine psicoanalitico. Più precisamente, Ferenczi lascia alla penna di un giornalista la descrizione del modo di operare del maniscalco Joseph Ezer nei confronti del cavallo « Czicza», tanto selvaggio quanto di nobile prosapia. Ma è tutta sua - oltre ovviamente al commento - la presentazione dei due protagonisti, l'uomo e l'animale, anzi l'animale e l'uomo, se è vero che è a Czicza che sembrano andare le simpatie dell'Autore. E suo il colpo d'occhio sull'ambiente: « la corte della caserma di polizia»... « alti funzionari e ufficiali di cavalleria». Suo, infine, dietro l'acribia del giudizio scientifico, il dubbio che, come accade ai bambini eccessivamente amati e redarguiti - le carezze e il morso! - che rimangono « vittime per tutta la loro vita della suggestione paterna o materna, oppure nevrotici », analogo possa essere, il futuro della « cavalla domata». Né credo sia azzardato - se la nostra lettura è corretta - ritrovare in questo breve scritto un'eco di quell'interesse per la pedagogia che Ferenczi aveva palesato sin dal suo ingresso ufficiale nel campo psicoanalitico, e che lo accompagnerà, talvolta sollecitandolo forse oltre il giusto (« tecnica attiva») per tutta la vita. E non ha forse contribuito - almeno come concausa 174

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