Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

Sur la pierre bianche al terzo posto in un questionarioelenco dei dieci libri «che si considerano alla stregua di ' buoni amici ', a cui si deve qualcosa per la propria conoscenza della vita e la propria concezione del mondo». 2. Ferenczi scrittore Alla scrittura, o, come si diceva una volta, allo stile «letterario», dei grandi della psicoanalisi non sembra - con l'eccezione, forse, di quello di Lacan, del resto così discusso - sia stata dedicata molta attenzione. Ad eccezione di Lacan - si diceva -: valgano per tutte queste poche righe dedicategli da Louis Althusser (Freud e Lacan): « [Del suo linguaggio] si può notare come esso non sia al di fuori di ogni rapporto con le condizioni della sua pratica pedagogica: dovendo insegnare la teoria dell'inconscio a medici, analisti o analizzati, Lacan offre loro, nella retorica della sua parola, l'equivalente mimato del linguaggio dell'inconscio, che, come sanno tutti, è nell'essenza ultima Witz, gioco di parole, metafora ben riuscita o no». Eppure - ce lo ricorda il recente articolo di Mario Lavagetto, «Il resoconto analitico», (in «Materiali filosofici», 9, settembre-dicembre 1983) - eppure, dicevo, la questione della forma «letteraria» delle storie cliniche da lui riferite aveva indotto Freud - sin dagli Studi sull'isteria (1895) - a interrogarsi sul perché «le storie cliniche che scrivo si leggono come novelle e [...] sono, per così dire, prive dell'impronta rigorosa della scientificità»; per dare tuttavia subito dopo una risposta: «una rappresentazione particolareggiata dei processi psichici, quale in genere ci è data dagli scrittori, mi permette, con l'impiego di poche formule psicologiche, di raggiungere una certa quale comprensione del1'andamento di un'isteria». 173

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