Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

nelle più nascoste molle delle pulsioni che sono alla base dei pensieri e dei sentimenti; non indietreggia di fronte ad alcuna scoperta, per quanto penosa, sgradevole o repellente, se per suo tramite può giungere sino alla fonte del male». Questa « perorazione» ci ricollega subito ad Anatole France e al suo personaggio più noto, il professor Bergeret, che è, a detta di Ferenczi « il più affascinante tra tutti i pensatori, al quale nessuna menzogna, nessun autoinganno dell'umanità resta celato e che ciò non di meno non si trasforma mai in un predicatore moralista o in un catastrofico pessimista, ma continua a giudicare il viavai del mondo in modo gaio, compassionevole, velato di fine ironia». « Per noi seguaci della psicoanalisi - continua Ferenczi - è una consolazione poter chiamare Bergeret, e con lui Anatole France, uno dei nostri». Ma va anche oltre, nel suo riconoscimento del fatto che « Anatole France abbia svolto gran parte del lavoro di analisi indipendentemente da ogni psicologia professionale, ottenendo risultati simili a quelli da noi conseguiti tramite i metodi raffinati della psicoanalisi freudiana. Anche in lui troviamo ovunque il ruolo rilevante dell'inconscio, dell'infanzia, della sessualità, tanto da doverlo considerare uno dei maggiori precursori della psicologia analitica». Del resto, in questa sua ammirazione per France, Ferenczi non era certo solo, se Freud, in una nota aggiunta nel 1909 alla Interpretazione dei sogni, citava a conferma della propria affermazione che « Nel sogno viene a galla ciò che è stato psichicamente repre· sso», un passo del Giglio Rosso: il più noto, forse, dei romanzi di France. « Di notte vediamo i resti miserevoli di ciò che abbiamo trascurato durante la veglia. Il sogno è spesso la rivincita delle cose disprezzate o il rimprovero degli esseri abbandonati»; se poneva un suo libro, 172

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