Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

png10ne con acqua e malta (anche se cattivo) poteva ben essere adoperato sia per scrivere - vi scrisse le sue poesie - sia per disegnare (le sue visioni). Che sia stato proprio il buio del carcere a suggerirgli la nuova attività? Certo, l'oscurità ha influito sulla sua produzione poetica, ma non in modo così diretto come si sarebbe immediatamente indotti a pensare: è stata solo una forza che gli ha additato ciò che poteva fare. La mentalità psicoanalitica esige che non si prenda in considerazione solo l'intensità dell'esperienza, né ci si riferisca direttamente a un particolare momento, cui non si potrebbe attribuire un senso preciso, ma si prenda in considerazione l'intera situazione psichica nella quale l'esperienza si inserisce. In prigione Cellini credette di essere molto vicino alla morte, non solo perché temeva una possibile condanna a morte, ma anche per la particolare situazione dell'esser sepolto da vivo, che richiama la già ricordata atmosfera onirica. Pensò al suicidio, ma un Essere superiore, una potenza invisibile, venne in suo aiuto; questo Essere, questo genio tutelare, gli predisse il futuro, e le profezie si avverarono subito. Si esprime così il desiderio di chi è sepolto vivo di essere amato, di non essere abbandonato, di non essere lasciato languire là in solitudine. Cellini si avvicinò per mezzo di questo amore a Dio e ne trasse la propria capacità profetica. Credette alla sua capacità profetica poiché doveva credere alla sua liberazione; e poiché il Papa gli sbarrava la via, si persuase di ricevere aiuto da qualcuno ancora più in alto del Pontefice, dallo stesso Cielo. Il mutismo impostogli dalla vita carceraria, l'impossibilità per la mano di modellare, e forse il timore paranoico - sia pur comprensibile - di essere avvelenato (CXXV, CXXVI) dovettero rafforzare la libido orale. La cella, muta e sconsolata, fu animata da voci, da un canto a voce alta (CXIX). La libido della mano - fon149

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