Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

peutica (Durcharbeitung) dei contenuti patologici del paziente con il metodo classico, e soltanto nel caso in cui le ripetizioni, l'irrigidirsi della situazione, impediscono una corretta evoluzione. Tali tecniche, pertanto, vanno applicate unicamente a tempo debito per aiutare l'efficacia e l'accelerazione della terapia. Benché a causa di queste innovazioni le relazioni tra Ferenczi e Freud divenissero tese, la loro fondamentale collaborazione non si interruppe, e Ferenczi non abbandonò mai il Circolo psicoanalitico. Del resto le preoccupazioni di Freud erano comprensibili: guardava con diffidenza ogni nuovo germoglio in psicoanalisi, che potesse dare facilmente adito agli epigoni di distorcerla. La tecnica attiva contrasta con la «seconda regola fondamentale» della psicoanalisi: lo psicoanalista rimane passivo, non può esprimere sentimenti o giudizi personali. Lo scopo di questo atteggiamento «neutro» è che il paziente possa esprimersi al di fuori di ogni influenza, nel modo più informale. Sappiamo oggi - e Ferenczi ne accenna in alcune sue rilevanti osservazioni - che il comportamento dello psicoanalitista non è così semplice: tra lui e il paziente in analisi si verificano numerose «interazioni», sia attraverso la parola, sia al di fuori di essa. «L'analisi infantile con gli adulti», fondata sulla possibilità di rilassarsi è stata un'altra delle audaci innovazioni di Ferenczi (11, 12, 27). Quanto più il paziente è rilassato, tanto più le associazioni più profonde, i ricordi della prima infanzia possono affiorare alla superficie, e il paziente può tornare bambino. Questo stato di regressione permette la «neocatarsi» delle esperienze traumatiche patologiche del paziente nel corso della terapia psicoanalitica, e produce pertanto un miglioramento o una migliore possibilità di venir curato, in .questa situazione, attraverso la terapia analitica. Anche Malan (24) ricorda le innovazioni tecniche di 137

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