Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

psicoanalisi» ancora oggi: il paziente si rilassa e dice tutto quanto gli passa per la mente, senza omettere nulla. È sdraiato su un lettino, per poterlo far meglio: lo scopo è che possa esprimere ogni idea, ogni emozione, ogni osservazione su se stesso senza esercitare alcuna critica o selezione. Questo metodo si dimostrò maggiormente utile per l'approccio all'inconscio, che ha un ruolo importante nella malattia mentale. Il comportamento tradizionale del medico - esame clinico, formulazione della diagnosi, prescrizione delle ricette e delle misure riguardanti il proprio modo di vita - è diverso da quello psicoanalitico. Lo psicoanalista elabora le informazioni tratte dalle libere associazioni del paziente e cerca di farle rivivere senza influenzare il paziente stesso, ma comprendendolo attraverso l'ascolto, in un atteggiamento di attenzione fluttuante. Il procedimento analitico mediante il metodo delle libere associazioni comporta un faticoso lavoro di molti anni. Ferenczi desiderava evitarlo mediante la « tecnica attiva» (10, 23, 26). Prese le mosse dall'affermazione di Freud che se i pazienti si confrontano durante la terapia con i propri sintomi, senza riuscire a controllarli, possono essere provocati nuovi contenuti e nuove resistenze a difesa dei conflitti, in modo tale da rendere più probabile l'eliminazione dei sintomi. Egli, per esempio, ordinò a un suo paziente che soffriva di agorafobia, di attraversare la piazza vincendo l'ansia; oppure proibiva - dopo un certo tempo - ai propri pazienti sofferenti di nevrosi ossessiva coatta di ubbidire alle loro ossessioni. Ciò provocò nuove connessioni, nuove possibilità di comprensione. Le sue innovazioni si ebbero approvazioni, incomprensioni, esagerazioni. Le sue esperienze e le discussioni sopra ricordate lo indussero a meglio definire le sue innovazioni e a meglio elaborare le sue indicazioni. Chiarì che le tecniche attive devono essere impiegate soltanto dopo la profonda elaborazione tera136

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