infine, al problema dal terzo punto di vista si deve convenire sulla arbitrarietà di usare i termini di destra e di sinistra, prescindendo dal fatto che queste parole hanno un senso nella storia della scienza solo se vengono usate per indicare rispettivamente le prevalenti preoccupazioni di conservare le acquisizioni del passato e le teorizzazioni che le hanno consentite, e l'affanno di rinnovare teorie e procedimenti sulla base di nuove ricerche e scoperte. Se così è, Ferenczi e la sua scuola dovranno essere considerati nella sinistra del movimento psicoanalitico, non perché sia Ferenczi che Roheim ebbero una cattedra universitaria all'epoca della rivoluzione ungherese (tanto più che, secondo Balint, l'ebbero, non come si pensava dal governo di Bela Kuhn, bensì, su richiesta degli studenti, dal precedente governo liberale del conte Mihaly Karolyi; anche se entrambi poi la persero con l'avvento del governo reazionario dell'ammiraglio Horthy), ma per tutte le ragioni anzidette, perché Ferenczi non si cristallizzò sulle prime ramificazioni dissidenti o sul tronco troppo presto potato dell'albero freudiano, come abbiamo visto fare a molti analisti definiti di sinistra, e perché nella sua scuola crebbero, fra gli altri, Roheim e la Klein, cioè i più intrepidi pionieri nella conquista di nuovi territori della conoscenza: il mondo della prima infanzia, il mondo dello psicotico, il mondo primitivo. Territori di fantasia, molto più simili al mondo interno dei nostri sogni e dei nostri fantasmi che alla realtà esterna: al nostro mondo interno, che è dall'inizio precipuo interesse della psicoanalisi e per l'esplorazione del quale solo gli psicoanalisti vengono adeguatamente attrezzati. Per le investigazioni sulla nostra realtà esterna essi non sono altrettanto necessari: esistono per questo scopo studiosi e ricercatori molto più numerosi ed agguerriti. Anche per questo siamo qui, oggi, lieti e commossi di avere fra noi colleghi provenienti da un paese 131
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