rettamente e senza enunciarlo monsignor Della Casa con il suo delizioso Galateo; e rappresenta la più sicura espressione della disponibilità terapeutica. Ferenczi, maestro di tatto, fu anche, lo si può ben dire, un mirabile esempio di attitudine, di disponibilità terapeutica, un modello di capacità empatiche. Le sue doti di tenerezza, la sua capacità d'identificarsi negli altri, di riconoscere il bambino nell'adulto e di avvertirne ed interpretarne i soffocati richiami, di ristabilire nella relazione analitica l'originario rapporto con la madre, ne fecero un'analista impareggiabile, a cui Freud indirizzava i suoi più promettenti allievi per la loro analisi didattica, un «virtuoso», a cui «si passava la palla» (mi si consenta la metafora calcistica, un po' volgare ma molto pertinente) nei casi più difficili, nelle situazioni più complicate, di fronte alle resistenze più rocciose. Lettore avido e onnivoro fin dalla fanciullezza, egli coltivò per tutta la vita interessi umanistici, così da riuscire, anche quando non si espresse nella lingua materna, come sovente era indispensabile, uno scrittore scorrevole ed amabile ancorché profondo. Si ricordi a questo proposito quello che da un punto di vista letterario è il suo scritto meglio riuscito: «Fasi evolutive del senso di realtà»; ma si ricordino anche i suoi contributi didattici, come «Sull'ontogenesi dell'interesse per il denaro», o le sue lucidissime sintesi: «Psicoanalisi e pedagogia», «A proposito dell'organizzazione del movimento psicoanalitico», «L'importanza di Freud nel movimento d'Igiene mentale», «L'influsso di Freud nella medicina». Contro il rischio della rigidità, della stereotipia, del conformismo, Ferenczi rappresenta anche un esempio di originalità e di creatività senza bizzarrie, esattamente l'opposto della caricatura dello psicoanalitista tracciata da Svevo in La coscienza di Zeno. A lui si deve, nel particolare risalto assegnato all'oralità, la concettualizzazione dell'introiezione e l'interesse per i temi ad essa ricondu127
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