Il piccolo Hans - anno XI - n. 43/44 - lug./dic. 1984

l'integrazione e riorganizzazione di quelli precedenti, con l'inclusione del « residuo» 12 • Ed è la presenza dei residui che crea le condizioni atte ad enunciare l'esistenza di strutture paradossali. Infatti, nel cercare di cernere il preconscio dall'inconscio, Lacan attribuisce al primo l'essere il magazzino dell'immaginario, il « dominio familiare della deduzione empirica e della deduzione delle categorie a priori» (kantiane), il regno della coincidenza facile tra l'immagine reale e quella virtuale del suo apparato ottico. Per contro, l'inconscio è legato alle impossibilità (alle impossibilità di coincidenza delle immagini), impossibilità connesse « alla storia del soggetto, in quanto, precisamente, egli iscrive lì il suo sviluppo». La definizione che offre dell'inconscio esemplifica bene l'idea di struttura paradossale. Dice: « Da una parte, l'inconscio è qualcosa di negativo, di idealmente inaccessibile. D'altra parte, è qualcosa di quasi reale. Infine, è qualcosa che sarà realizzato nel simbolico, o più esattamente, è quello che, grazie al progredire simbolico nell'analisi, sarà stato» 23 • Una struttura dunque, dove regna la trasformazione, la complessità e la compresenza dei livelli che si riorganizzano successivamente e dove il residuo, l'impossibile, l'inaccessibile, rappresenta, in apparente paradosso, il cardine del progresso analitico. Esiste una effettiva corrispondenza, in più punti, tra lo schema lacaniano e quello freudiano, in parte dovuta alla esplicita volontà di Lacan, presente più che mai nei primi Seminari, di ripensare i nodi essenziali della meditazione freudiana; in parte consequenziale alle costrizioni che derivano dalla pratica analitica stessa. Ambedue gli autori, sia per quel che concerne la considerazione dello spazio come funzione strutturante dell'apparato psichico, che per quel che riguarda la strutturazione dello spazio nell'apparato psichico (ivi 106

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