Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

Il s:Henzio filosofico è figura della superficie e della chiarezza. La filosofia pratica la superfic ie dei segni , trova l'essenza nella ,grammatica (non c'è profondità, non c'è approfondimento, ma c'iè solo squadernamento dei giochi possibili). La filosofia che si mantiene presso la trasparenza dei ,segni è luogo di chiarezZJa (Klarheit). La nozione wir ttgensteiniana di chiarezza (come ha mostrato Cacci.ari 45 ) è nel cuore del1a figuria ,del silenzio filosofico. Chiarezza in Wittgenstein non è cammino at1Jraverso difficoltà filno allia soluzione o alla meta: non è erklaren, spiegare, cercare per ap�ofondimento l'essenza ,dietro l'apparenza (come nella concezione del progresso che è lo spirito della civilizZJazione oocidentale). Chiarezza è ancora una trasformazione della metafora del mostrare: è « tensione verso , la perfetta limpidez:m di qualunque struttura», è lo spi , rito filosofico che << rimane dov'è ed insiste a considerare ,se mpre le ,stesse cose » 46 • Silenzio filosofico e 1 epistemologico come aocettazione della nostra -radicale convivenza coi segni, e della trasparenza della superficie dei ,segni. Il che conferma che il tema del limi.te del linguaggio in Wittgenstein non va fotto come il sentimento ,di un'inadeguatezza, ma semmai come sentimento della nostra radioale complicità col linguaggio e come disincanto nei confronti di tutti i giochi filosofici possibili. Wittgenstein d consegna un imperativo etico: •si tratta di mantene11si rigo: rosamente a livello dei giochi che ci sono dati. Silvana Borutti NOTE 1 Cfr. Schiavoni G., Silenzio e parole a vanvera. Note sulla critica wittgensteiniana, « Nuova Corrente», 72/73, 1977. 2 Cfr. Cacciari M., La Vienna di Wittgenstein, « Nuova Cor rente », 72/73, 1977. 96

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