Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

Il volto delle parole « Quando gli adulti nominavano qualche oggetto, e, proferendo quella voce, facevano un gesto verso qualcosa, li osservavo, e ritenevo che la cosa si chiamasse con il nome che proferivano quando volevano indicarla. Che zlntendessero ciò era reso manifesto dai gesti del corpo, linguaggio naturale di ogni gente: dall'espressione del volto e dal cenno degli occhi, dalle movenze del corpo e dall'accento della voce, che indica le emozioni che proviamo quando ricerchiamo, possediamo, rigettiamo o fug, giamo le cose. Così, udendo spesso le stesse parole ricorrere al posto approprvato, in proposizioni differenti, mi rendevo conto, poco a poco, di quali cose esse fossero i segni , e, avendo insegnato alla lingua a pronunziarle, esprimevo ormai con esse la mia volontà )). Con questa citazione di S. Agostino si aprono le Rke11che filosofiche di Wittgenstein, che ritorna in due saggi, sul Piccolo Hans a fornire iJl preludio a quella svolta ulteriore che il lavoro dei miei << seminari >) sta compiendo e che troverà le sue formulazioni nei prossimi numeri della riviJsta. Preludio, ho detto. Insieme richiamo a un'indagine già compiuta, e indicazione di una tendenza. Ecco riunite tutte le parole che sono insieme il segnale, il ricordo, l'attesa, la sorpresa, l'emozione, e l'oggetto stesso: come lo 5

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