Il piccolo Hans - anno XI - n. 42 - apr./giu. 1984

il contatto con l'oggetto del vedere. Anche qui Narciso ha avuto paura di conosce11e, gli è mancato il coraggio -di guaniiare ,se stesso. A differenza di Orfeo, Na11ciso preferisce essere cieco. .Orfeo ha infranto la legge che gli impediva di voltarsi e ha perso Euridice, ma allo stesso tempo ha rispet , tato il suo desiderio di vederla « invi: sibile » nella sua morte, .di conoscerla :nel suo essere in un regno sconosciuto e .quindi di possederla, almeno per un istante 4. Narciso, itnv,eoe, teme il contatto con il ·suo desiderio e rimane prigioniero dell'immagine e dell'alternarsi di ·sentimenti di speranza e delusione, di melanoonia e mania. Questo è ii duplice aspetto i:ngannevol 1 e e reale dello speochio: da un , lato restituire un io de1imitato e separato da quel tutto , che lo aveva inizialmente contenuto e daJ:l'altro ccmcede11e l'illusione di potersi nuoivamente ri­ -unire al riflesso •e quindi all'origine indifferenziata e :accogliente. Mentre il radioamento allo stato originario comporta una fus±ornie che rasskur,a e dà pi, acere, il divenire io richiede la distinzione e quindi 1'a separazione che suscita un sentimento di melanconi 1 a legato alla perdita 5 • « Si trattò di un'impressione davanti alla mia immagine allo speochio... pmprio il fatto in sé di essere qualcosia di di·stinto, di delimìtato mi sopmffece facendomi sentire esliliata e senza UJn rifugio, come se prima tutto mi avesse contenuto e ,accolto teneramente in sé » 6 • La prima inesorabile condanna all'isolamento è segnata dal ,di,s1Jaooo dalla madre il oui volto ha rappre­ ·sen1Jato iniz�almente per il bambino lo specchio di se stesso. « Il sé viene necessariamente cos, truito in uno stato 39

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