Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

PENSIERO E V.()LONTA' . 245 i do_mr:qisociali, politici,. patriottici conside– ra.ti fino allora dalla massa degli « intellet– tuali » napoletani come verità sicure e fuori discussione. Per gli uni 13akunin era il barba- · ro del Nord, senza_ Dio e -senza Patria, senza rispetto per nessuna cosa sacra, e èostituiva un . pericolo per la santa civiltà _italiana, e latina. Per gli altri era l'uomo ohe, aveva portato nella morta gora delle tradizioni napolitane un sof– fio d-'aria salubre, che aveva aperto gli occhi della gioventù che lo a.vèva. avvicinato sopra nuovi e vasti orizzonti; e- questi, i Fanelli, -i De Luca; i Gambuzzi, i Tucci, i Palladino .ecc. furono i primi socialisti, i primi internazio– nalisti, i primi anarchici di Napoli e d'Italia, · E così. a forza ·di sentirne parlar"e, Bakunin era diventato anche per me un personaggio di leggenda.; e conoscerfo, avvicinarlo, ·riscaldar~ mi al li!llO fuoco era per me un desiderio ar– dente, quasi un'ossessione. Il sogn 0 stava per realizzarsi. Partii dunque per la Svizzera insieme con Oafiero. Io a quell'epoca ero malaticcio, sputavo s-at1- gue ed ero giudicato tisico, o giù di n;· tanto più che avevo perduto i genitori; una sorella ed un fratello per malattia di petto. Nel pas– sare il Gottardo di nòtte (allora non c'era il tu:r,mel e bisognava varcare la montagna nevosa in -diligenza) mi ero raffreddato,. e giunsi a Zurigo nella casa· dove stava Bakunin, di sera, con la tosse e la febbre. Dopo te prime uccoglienze, Bakunin mi ac– comodò un lettuccio, m'invitò, quasi mi forzò, a stendermi-vi su, mi coprì con tutte le coperte ed i pastrani che potette mettere insieme, mi. dette dél tè bollente e mi raccomandò di star . tranqùil1o e dormire. E tutto ciò con una pre– mura. una tenerezza mat~rna, che mi~ andò al cuore. Mentre stavo ravvolto. sotto le coperte· o tutti credevano ch'io dormissi, intesi che Ba~ kuniil diceva, a bassa voce, delle· cose amabili sul mio conto e poi aggiungeva melanconica– mente: « Peccato che sia così ammalato; lo perderemo presto, non ne- ha per sei mesi ». Io non detti importanza al triste· pronos~ico perche mi pareva impòssibile · ch'io pote~si morire (faccio fatica a crederci anche adesso);, ma pensai che sarebbe stato quasi un delitto il morire quando vi è tanto da fare per l'u– manità mi· sentii felice della stima di qud- ' l'uomo, e promisi a me stesso di :fare di tutto per merita.rla. L'indomani mi sveg.liai guarito ed mco,... minciamino con Bakunin e gli altri, svizzeri, spàgnuoli e francesi quelle interminabili dì- ' scussioni a cui Bakunin sapeva dare tanto incanto. Andam~o a Saint-Iniier, dove· - si noti il ti-atto di p&icologia popolare - i ragazzi ac– colsero Bakunin al grido di Viva Garibaldi. Naturalmente, essendo G~ribaldi l'uomo che più avevano sentito celebrare, quei ragazzi pensavano ch'egli doveva essere un· uomo co– lossale. Bakunin era colossale, lo videro cir- ' . condato e festeggiato e pensarono che non p<r teva essere che Garibaldi. Prendemmo parte al Congresso, poi ritor– nammo a Zurigo, e sempre discutendo, e pi– g_liando accordi e facendo · progetti fino a n.otte inoltrata. Io conobbi Bakunin quando egli era già tn età avanzata e già minato dalle malattie con– tratte nelle prigioni ed in Siberia. Ma lo tro– vai semp1·e pieno di energia e di entusiasmo l e compresi tutta la sua potenza comunicativa. Era impossibile per un -giovane aver contatto con lui senzà sentirsi· infiammato del sacro fuoco, senza vedere allargati i ·proprii oriz– zonti, senza sentirsi cavaliere di uria nobile causa, senza fare prÒpositi magnanimi. .E questo avvenne a tutti quelli che cadde– ro sotto la sua bflùenza. Poi alcuni, cessato il contatto diretto . cambiarono a poco a poco d ,. ' 1~ee e di carattere e si perdettero per le più diverse· vie, mentre altri risentirono e, se so– pravvissuti, risentono ancora quella influen~ za: ma non vi fu nessuno, io credo, che pra– ticando anche per breve t6mpo 13akuni:n non sia· diventato -migliore. Per finire racconterò un episodio carattc– -ristico. Forse l'avrò·, già ràccontato altre volte," ma. in tq.tti i casi esso· merita bene di essere ripetuto. Era il momento, • quello del Congresso · di Saint-Irnier, in cui Marx.,. Engels ed i loro seguaci, per livore di parte e per offesa vanità personale, più si sforzavano ·di spargere la ca– lunnia contro di Bakunin, che era descritto · • come personaggio equivoco, _forse agente deJìo za-rismo. · ·· Uno di quei giorni si parlava della cosa in presenza di Bakunin .e tutti si mostra.van giu– stamente indignati, quando ùno di noi, non

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