Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

PENSIERO E VOLONTA' . anarchico. Il che significa, poi, che· quella. «democrazia da fare» sarebbe tanto difficile a fare quanto la nostra anarchia, e Si potreb– bero ~muovere ·a quella le stesse obiezioni che Merlino {IlUOVe a questa. Con la differenza che la· parola «democrazia» ha un significato e– quivoco e può generare illusioni preparatrici de' pi ì5. terribili risvegli. . I1 «non-stato» degli- anarchici, insomma, ha non solo il significato- assoluto di Ideale infi– nito. ma anche quello relativo, propedeutico, di un programma di lotte e realizzazioni suc– cessive che, mentre· tjen fiso lo sguardo e tesa la volontà verso i grandi movimenti e le mag– giori conquiste, non disprezza i piccoli fatti nè i ~inirni progressi, purchè questi per la, loro essenza ed i mezzi a.doperati siano sulla direttiva del fine ultimo e non ìmp1ichino ri– nunzie e deviazioni. Ma il miglio•r modo di vince;e il male non è quello di diventar fau- · tori di. un male diverso o ridotto, ma di com– battere tutto il male sotto tutte le sue forme e .. travestimenti. In questo senso anche l'assoluto ha una sua funzione pra.tica nella vita e ·nella letta, · - per· l'anarchismo come per qualsiasi ideale di miglioramento uma,no. E' verissimo che, se l'ideale è semp.re assoluto, le sue applicazioni nratiche non potranno mai essere che relative; ma esse significheranno una conquista reale· solo se ispirate nel fine e guidate nei metodi da quell'ideale. Dal suo movimento potra,nnù anche risultare, per difetto d'uomini o imma, turità di eventi, de'i ·regimi diversi da, quello voluto, autoritari e quindi imperfettissimi; ma, nonostante questi segneranno un progresso non per un loro valo~e intrinseco che non han– no, ma per il movimento da cui sar anno scatu– riti, per l'ideale che avrà fatto da propulso.re a.I movimento i::itessoe per la resistenza che tro– veranno alle loro tende_nze naturalmente ar– bitrarie e tiranniche . Moyimento, ideale e resistenza .che gli. anar– chici i::iipropongono di .tener desti co:ntempora– mente per com.battere i mali presenti e tro– va,rvi riparo senza. pregiudicare l'avvenire.· LUIGI FABBRI. P. S. - Rileggendo que·1· che ho scritto. mi accorgo di aver dette molte cose che, con Mer– lino, sono superflue, non ta..nto perchè egli le sa. quanto perchè in pareèchie son certo ch'eì conviene con me. Ma egli mi .scuserà .se l'argÒ-· mento qua. e là m'ha vint.o la mano; e dei .re– sto. per la propaganda, : non è male qua1che volta il ripetersi' o il divagare. o· Il mio urimo. inrnotro rnn iakoni Era la fine dell'estate 1872. a Napoli. La Federazione Napolitana dell'Internazio– nale dei· Lavoi:·a~ori aveva delegati Cafier.Ò e me a rapp~esentarla nel Congresso che si do– veva tenere in Svizzera (e che si ~enne infatti a Saint-Imier nel Giura Bernese) per un'intesa fra tutte le Sezioni deil'Internazionale_ che si erano ribéllate al Consiglio geµerale, il quale sotto la direzione di Oarlo Marx voleva sotto- ' porre tutta l'Associazione alla sua autorità. dittatoria, ed indirizzarla non 'alla distruzione ma alla conquista. del potere politico. Io ero tutto infervorato in quelle lotte, dalle quali doveva dipendere la sorte dell'Interna– zionale e l'avvenire dell'azione rivoluziona,ria e socialista. Giovanotto. alle mie prime armi, ero natu talmente tutto felice di poter andare al Con– gresso, entrare in' relazione diretta con com– pagni di tutt'i i paesi, e, forse anche, orgoglio. so' di far sentire la mia voce.. A quell'ètà, quan-. do non si è una max·motta, si è sempre un po' troppo pieni di sè ! Ma ciò che sopratutto mj metteva in orgasmo· era il pensiero che cono scerei Bakunin, che diventerei (io non ne du– hitavo) suo amico personale. Bakunin a Napoli era una specie di mito. Egli vi era stato, credo, nel 1864 e nel 1867 ·· vi a.veva fatto un'impressione profonda. Si par lava di lui co:rne.d'una• persona stra.ordina-. ria e. come suole avvenire, si esageravano le sue qualità ed i suoi p.ifetti. Si parlava della sua i::itatura gigantesca, dei suo appetito formi– dabile, de1 suo vestire negletto, della sua tra– scuratezzà pantagruellica, del suo disprezzo so– vrano del aenaro. Si r.accontava che arrivato a NapoÙ con una grossa somma nel momento in cui capitavano spesso dei rivoluzionari po– lacchi sfuggiti all-a repression~ che seguì l'in– surrezione del 1863, Ba,kunin dette semplice– mente la metà di t~tto quello che aveva al pri– mo polacco bisognoso che incontrò, e poi. la metà· della metà che gli restava al secondo po- ' lacco e così di seguito fino a che - e non ci volle molto tempo - rest'ò senza un. soldo. E allora prése il denaro degli p,miei colla stessa signorile indifferenza con .cui aveva dato il suo. Ma questo ed altro. era la leggenda. L'imp~rtante era il gran parl~re che in tutti i circoli avanzati, o credentisi tali, si. · faceva in-torno alle idee di Bakunin, il quale era venuto a scuotere tutte le tradizioni, tutti. ..

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