Pensiero e Volontà - anno III - n. 11 - 1 luglio 1926

250 PENSIERO E VOLONTA' oppressori di ogni categoria, avremo più volte occasione di raggrupparci temporaneamente se– condo il sistema nuovo di rispetto reciproco e di completa uguaglianza. Le stesse peripezie della lotta ci raggrupperanno spesso per for– za e, in questo caso, è impossibile che le nostre società non si costituiscano conformemente al nostro ideale comune. Posso citare come esempio la « comune dì Montreuil » (1) e molte altre esperienze che sono taJi da incoraggia.rei molto. L'imprevisto non può mancar d'aiutarci per far nascere nuove occ~sioni, e, grazie alla forza collettiva crescente dataci dal numero, dall'iniziativa, dalla presenza di spirito, dalla nitida com– prensio_ne delle cose e grazi~ anche alla pene– trazione _graduale delle nostre idee nel mondo p.emico. noi vedremo realizzarsi sempre più fre_ quentemente opere d'ogni genere, scuole, socie– tà. lavori in comune, che ci avvicineranno al– l'ideale sognato. Bisognerebbe esser ciechi per non vedere il· lavorìo sotterraneo che si com– pie, in senso libertario, in ·ogni famiglia,, in ogni gruppo, leg~le o spontaneo di individui. D'altra parte noi riconosciamo volentieri che ' fino ad ora quasi tutti i tentativi pratici fatti colla mira di formare colonie anarchiche in Fra,ncia, in Russia, negli Stati Uniti, nel Mes. sico, nel Brasile. hanno costituito un insucces– ·so, come la Gtairière di ,Descaves e Donnay. Poteva avvenire altrimenti quando le i1titu. zoni ·vigenti al di fuori, unione e paternità le- , gale. subordinazione della donna, proprietà individuale, compra e vendita, uso del aenaro, · erano penetrate nella colonia come del cattivo seme in un campo di grano 1 Sostenute da.Ilo entusiasmo dì qualcuno e dalla ~eltà stessa del l'idea informatrice. "queste intraprese hanno potuto durar~ qualche tempo, malgrado il ve– leno che le corrodeva; ma a lungo a,ndare gli elementi di disgregazione dovevano compie~e l'opera. loro e tutto sarebbe affondato in virtù del proprio peso,· anche senza che nessuna vio. lenza distruttirce fosse esercitata, dal di fuori. - (1) Associa:i:ione di mutuo aiuto, che prese il nome de1la loca~ità in cui fu costituita, di un gruppo di anarchici, i quali av~vano messa su _nel 1892-93 una officina in comune dove venivano a lavorare nei momenti d'ozio e gli oggetti prodottl dovevano essere a disposizione loro e dei compagni e amici che n'avessero bisogno. Avevano anche preso un campicello per coltivarvi ortaggi da distribuirsi gratuita– mente ; avevano in programma la creazfone d'una biblioteca d'u,na scuola pei loro figli, ecc. ed infine speravano di poter emànciparsi dal capitale lavorando per ·conto proprio su basi comuniste. Ma le repressioni governative in Francia del 1894 mandarono. aWaria tut.to e dispersero i membri del gruppo. (Notieie prese dal lib1·0 " L' A~iarchte ,, di Jean . Grave).· ' ianco Quand' anche i disorganizzatori indrodotti dai nostri due scrittori nella Glairière, l'ub, briacone, il ladro, il pigro, lo scettico, l' adul– tero, il mercante, il denunciatore, non avesse– ro fatto parte· della· comunità, io avrei ugual– mente pred'etta la rovina della colonia, dopo un periodo più o meno lungo di decadenza e di languore. Non ci si isola impunemente; l'albe– ro che si trapianta e che si mette sotto v~tro corre gran ri~chio di rimanere senza il succhio vitale; ora, l'essere umano è molto più sensi– bile della pianta alla clausura. La clausura tracciata attorno a, lui dai limiti della, colo'nia non può che essergli mortale. Egli si abitua al suo stretto ambiente, e, da cittadino del mondo, si rimpicciolisce gradatamente fino al– le semplici dimensioni di un proprietario; le preoccupazio~i dell'affare collettivo che amrui, nistra restringono il suo orizzonte e a lungo andare, egli diviene un banale guadagnatore di dfl,Jlaro. Dunque non bisogna a nessun costo rinchiu– dersi, bisogna restare nel vasto mondo per ri– ceverne tutti gli impulsi, per prender parte a tutte le sue vicende e riceverne tutti gli inse-– gnamenti: Ritirarsi con degli amici in qualche campagna per passeggiare e parlare delle cose eterne .comcl i discepoli di Aristotile, sarebbe in realtà un abbàndonare la lotta e, come dice Lucrezio, lasciare le ragioni stesse della vita per una parvenza di vita. I. nostri amici del– la. «Giovane Icaria» negli Stati U'niti dell'O– vest, sembrano averlo ben compreso. Eredi deL le tradizioni comuniste della vecchia Icaria, questi compagni hanno fortunatamente impa. rat-o che i gelosi regolamenti di un tempo e tutta la precedente logomachia di leggi e di ,ta.tuti non servono ·che a creare inimicizie e rivolte, e, divenuti ana,rchici, « fanno ciò che vogliono », vale a dire lavorano fraterna,mèn– te al bene comune, che rappresenta nello st~sso t•mpo il loro vantaggio persona.le. Ma la loro campagna, per qua1J-to sia dolce e salutare p'ei vecchi stanchi delle lotte della vita amanti ael riposo, pare un luogo troppo cal~o per i giovani ardenti, che hanno bisogno della pra– tica delle cose, della rude esperienza, del desti– no . dei conflitti che formano il carattere e che ' permettono di conoscere gli uomini. Essi se ne vanno via gaia.mente a « mangiare un po' di · vacca arrabbiata », felici al postutto di sape– re che se la miseria li perseguiterà troppo, po. trartno tornare presso i loro vecchi amici a re– spirare l'aria pura e a mangiare sin che han fame e ritrovare le loro dolcì parole di tene, rezz1t.

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