Pensiero e Volontà - anno III - n. 1 - 16 gennaio 1926

4 PENSIERO E VOLONTA' .. ... E non abbiamo il restal)te (de/là l11ttera). . Ma la storia poi ci dà il risultato. Non pochi . de' ·compagni d'esilio e· condanna di D,!nte, Tosinghi, Mànnelli e Ri-. nucci, accettarono, e furono offerti il di Jel Santo di . . quell'anno r~r7. E fecero bene questi; non ei:ano grandi; non av~vano la dignità d'un Dante da serbare; non dritti, doveri o forza eguali·. Ma rimas.e fuori, per questo impe– gno o pettegolezzo da cittaduzza, per questa ignobile prepotenza municipale, il maggior cittadino e onor di · Firenze; e fuori egli morì, fuori rimasero e rimangon rossa, fuori. la discendenza, il sangue di lui anche oggidì. Vero è, che a ciò sorrideranno forse · t'aluni, e chiede– ranno che danno sia. E il chiesero probabilmente que' tiranriucci ple~ei a quel dì di San Gi9vanni, mentre ve devano passarsi innanzi,· 1a candela in mano, i raumiliati concittadini, e mancar tra'l gregge colui che chiamavasi là, e allora, il dispettoso, il presuntuoso, l'arrogante Ali– gh\eri. (Torino, 18;9). CE;SARE.-J3ALBO (1789-1853) (Dalla·" Vita di Dante,, di C. BALBO. Ed, F: Le Mon– nier, 1853 1 pag._ 385-388). · Ricordi politici e civili DI FRANCESCO GUICCIARDINI 32. - La ambizione non è dannabile, nè da vituperar-e quello ambizioso eh~ ha 0ppe;:- tito -d'avere gloria co' mezzi onesti e ono– r,evoli; anzi. sono questi tali che operano co– se ·grandi ed eccelse. E chi manca di questo <lesider.io , è spirito freddo e inclinato più all'ozio che . alle faccende.· Quella è amb~– ziqne perniciosa -e .detestabile che. ha IPer unk.Q.'ì).ne. la grandezza, -come !hanno cornn– nemen.te i principi; i· quali quando se la pro– pongono per idolo, per conseguire :ciò ~he glì conduce a quella fanno uno ipiano della coscienza, dell'onore, d·ena umanità · e di ogni altra cosa. 125. - I fi}osofi e i teologi e tutti gli altri che scrivono le cose sopra natura o che. non si veggono, dicono mille _pazzie; p-erchè .in effetto gli uomini so 1 no al buio delle cose, e qÙèsta indagazione ha. servito. e serve più a ··esercitare gli ingegni che a trovare 1a verità. ;70. - Grande ·sotte è· qùeila de; . prjn~ cipì, .che i carièhi che. meritano essere suoi, facilmente scaricano ,addosso a altri, percbè -,pare che quasi sempre ipter_v-enga che gH er.: -r9-ri e le offese che loro fanno, ancora che naschino da loro propru siano attribuiti a consiglio o instigazione di c:hi è loro appres– so. Credo proceda non ..tanto .per industria ché usino 'in· fare· nascer-e questa -opiniotie, quanto perchè gli uomini volentieri voltano lo odio o le detrazioni a chi è manco di-. stante •da loro, e contro a chi sperano poter– si 1 più facilmente valere. 1932. - Avvertisca sopra tutto chi tiene pratièhe contro ag1i Stati a non le tenere con lettere, perchè spesso sono intercette· e fanno testimonio che· non· si può negare; e benchè ci siano oggi molti modi cauti ·di scri– vere,. sono anche molto in luce le ~rti del· rì- 'trovar li. Più sicuro assai è a adoperare uomf· . ni proprii che letterE;, ~ iperò è troppo~difficile ~ e periculoso agli .u0mini privati entrare · in queste pratiche, .pèrchè non hanno copià. d'uomini a chi commettere, -e di quelli pochi non si p.ossono .molto fidar•e, il)erchè è trop- po guadagno e poca perdita ingannare pri– vati per :fare piacere a' principi. 204. -· Non è possibile fare tanto ohe i ministri non rubino: io sono stato nettissi– mo, e -ho avuto ·governatori e altri min1stri . sotto di me, ,e con tutta la diligenza ché jo abbia usata, e lo ese1.11Jplo che ho dato loro, non ho potuto provedere tanto che basti. En– ne cagione eh~ il danajo serve a ogni cosa, e che al vivere d'oggi è stimato• tPiù uno ric– co che uno buono; e lo causa tanto più la ignoranza ò ingratitudine. tle' _principi éhe sopportano i tristi, e a chi ha servito bene non fanno migliore- tr~ttamento che a ~hi ha fatto il contrario. · 236. · -. Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte; nia dubito, ancora ché io ,vivessi' molto, non. ne vedere alcuna : uno vi- . vere <l,i repubbJica b_elJCOrdinata nella citta nostra·, Jtalia Hberata da tutti i :earbari, e liberato il mondo ·aal1à' tirannide di questi ,) scelernti preti. · 242. - La. càkina con che si murano gli Stati de' tiranni è .il sangue de' dttadini; però doverebbe sforzarsì ognuno· oh~ ·nella città sua non s'avessino ·a murare tali pa– lazzi .. 245. - La malignità ne; poveri 1ptt-0 facil– mente. procedere per accidente, ne' ricchi è più spesso per natura; però ordin~riarnente è da bi~simare più ;n uno ticcQ che in uno povero. . 2s3. Non combattete mai con 1~ reli- gione,. n,è con le ·cose che pare,_che· depeù-

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